Si è svolto a Rimini dal 20 al 25 agosto l’annuale meeting per l’Amicizia tra i Popoli, intitolato quest’anno “Una passione per l’uomo”. Ora è tempo di tirare le somme e analizzare la situazione che viviamo dopo l’evento.

Il professor Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio la riassume così: “I cattolici italiani non sembrano rappresentare un interlocutore nel paese”. Si rammarica di come la Chiesa oggi viva dentro il quadrato ecclesiastico senza guardare alla vita comune, con i vescovi che parlano poco e solamente il papa si esprime, mentre nelle messe domenicali non si sente pregare per la pace quando invece la guerra in Ucraina richiederebbe le preghiere dei fedeli a Dio.

Forse il convegno di Rimini smentisce in parte questa visione così cupa, perché vi hanno partecipato anche leader di caratura internazionale e politici che potrebbero presto trasformarsi in ministri e presidenti. Il presidente della Cei cardinale Zuppi è intervenuto evocando Pasolini come critico dell’omologazione.

Vi erano anche i tre “artigiani della pace”, il cardinale Dieudonné Nzapalainga, monsignor Paolo Pezzi Arcivescovo Metropolita della Madre di Dio a Mosca e il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Pierbattista Pizzaballa. La “contaminante disseminazione” fu la cifra del “ruinismo” ed oggi può essere praticata come dialogo per permettere ai cattolici di uscire dall’afasia.