4 maggio, continuano le proteste a Gaza mentre Abu Mazen viene confermato capo dello Stato di Palestina
Anche questo venerdì i palestinesi di Gaza si sono dati appuntamento presso i 5 campi organizzati nei pressi delle barriere erette lungo i circa 40 km del confine che divide la Striscia da Israele.
Le forze di sicurezza israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e, in mattinata, non ci sono notizie di morti e feriti tra i manifestanti.
Fin dal primo mattino, a meno di 500 metri dal recinto sono stati accatastati pneumatici a cui dar fuoco e far poi rotolare verso le reti di protezione, per usarli come cortina fumogena contro i cecchini israeliani appostati su delle collinette create ad hoc al di là del confine.
La protesta del 4 maggio, a tre giorni dal 1 maggio, è dedicata ai "lavoratori palestinesi", per evidenziare la difficile situazione sopratutto di quelli che vivono nella Striscia, dove oltre il 40% della popolazione è disoccupata.
Nella giornata non si sono registrati decessi, ma non è lo stesso per il numero dei feriti, arrivato a 430. I feriti, secondo fonti palestinesi, sono stati causati dall'uso di gas lacrimogeni e da quello di proiettili. Tra i feriti anche tre giornalisti.
La protesta avrà il suo culmine il 15 maggio, data in cui i palestinesi celebrano la "Nakba", ovvero la Catastrofe, per ricordare l'abbandono di terre e case in seguito alla nascita dello Stato di Israele nel 1948. Alla protesta di quest'anno si aggiunge anche la decisione del presidente Usa Donald Trump di spostare l'ambasciata americana a Gerusalemme il 14 maggio, 70° anniversario della fondazione di Israele.
Nel frattempo, questo venerdì, la 23esima sessione ordinaria del Consiglio Nazionale Palestinese, il Parlamento palestinese in esilio, ha confermato all'unanimità Abu Mazen come capo dello Stato di Palestina e capo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP).