Nel lodigiano,  a Brembio, Pierpaolo Bodini, un ragazzo di soli 18 anni è stato travolto e ucciso da una seminatrice. Il giovane stava effettuando un intervento di manutenzione sul mezzo da cui, sembra, si sia staccato un pezzo che lo ha travolto, uccidendolo.

Sempre questo giovedì, un altro lavoratore agricolo, anche lui giovanissimo di soli 19 anni, è stato investito da un mezzo agricolo a Sesto Calende, Varese, ed è grave.

Due giorni fa, a Latina, un bracciante indiano, mentre era addetto al taglio del fieno, aveva subito l'amputazione di un arto e diverse fratture, ferite procurategli da una imballatrice. Invece di chiamare un'ambulanza o di portarlo direttamente al pronto soccorso, il datore di lavoro lo caricato in macchina e lo ha scaraventato vicino alla sua abitazione... insieme al braccio che aveva messo in una cassetta di plastica!

Satnam Singh, questo era il suo nome, è deceduto il giorno dopo al San Camillo, mentre il suo datore di lavoro, intervistato dai media, ha parlato, da parte sua, di "leggerezza".

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sul decesso del lavoratore indiano ha detto:

"Siamo di fronte a un atto di vera e propria schiavitù, un lavoratore morto, un lavoratore in nero, è di una gravità senza precedenti. Sembra quasi normale che uno fa impresa con degli schiavi. La follia è questa. Aziende come queste vanno chiuse, va impedito che possano continuare a lavorare".

Questo è quanto hanno commentato i segretari generali di Fai, Flai e Uila - Onofrio Rota, Giovanni Mininni ed Enrica Mammucari - in merito al grave fatto accaduto a Latina: 

"Ci uniamo al grido di dolore e alla rabbia di tutta la comunità indiana di Latina per dire basta all'illegalità che produce sfruttamento, violazioni dei diritti umani e morte. In un paese civile, non può esserci spazio per sedicenti imprenditori agricoli che lucrano sulla vita umana. Per questo, mentre chiediamo un processo immediato e una condanna esemplare per i responsabili, facciamo appello a tutte le associazioni datoriali a schierarsi dalla nostra parte per condurre congiuntamente una battaglia di civiltà, perché tragedie come quella di Latina non si ripetano mai più.Invitiamo le associazioni agricole a essere nostre alleate nel promuovere, insieme alla qualità del Made in Italy, la dignità umana di chi quelle produzioni realizza, anche a difesa delle tante aziende oneste che rispettano leggi, contratti e le norme sulla salute e sicurezza dei lavoratori".

E la politica, dal lato delle opposizioni, ha commentato così: "Satnam Singh è stato ammazzato dal caporalato e per lo strazio del suo corpo non possono bastare frasi di circostanza" ha affermato Nicola Fratoianni di AVS. "È stato ammazzato dalla verdura in offerta che compriamo al supermercato. È stato ammazzato da un sistema che stritola l'uomo in nome del profitto. Basta chiacchiere, servono i fatti. E i fatti ci dicono che quando c'è da prendere una posizione il governo italiano fa lo struzzo e si astiene.Lo ha fatto a febbraio di quest'anno, quando c'era da approvare la normativa europea sulla due diligence, quella norma che prevede una filiera etica delle produzioni agricole e industriali e la responsabilità penale delle aziende. L'astensione del governo italiano e di altri undici stati ha portato a una direttiva annacquata e molto meno incisiva, che dovrà essere validata dal nostro parlamento nei prossimi mesi.Noi di Alleanza Verdi e Sinistra chiediamo al governo e a Giorgia Meloni di riparare a questa ignavia e di approvare al più presto una legge che tracci ogni passaggio che porta frutta e verdura dal campo alla vendita al dettaglio. Vogliamo essere certi che quella frutta e quella verdura non siano più sporche del sangue si lavoratori e lavoratrici trattati come schiavi".

Invece, questo è stato il commento del ministro della Coldiretti, Francesco Lollobrigida, uno dei più importanti rappresentanti di Parenti d'Italia o Fascisti d'Italia che dir si voglia:

"Abbiamo espresso il cordoglio per Satnam Singh, un'altra vittima innocente di un sistema criminale che sfrutta gli esseri umani in nome di un profitto ingiusto. Come lo abbiamo fatto in ogni occasione e a prescindere dalla nazionalità una vita umana è andata persa per la mancanza del rispetto delle norme. È necessario, tuttavia, rendere pubblico l'impegno del nostro Governo in questi 20 mesi e anche le responsabilità di chi ha fatto poco o nulla in passato per impedire che la situazione degenerasse. Leggiamo in queste ore parole di commozione e denunce giustissime, ma anche le solite strumentalizzazioni di molti che pur avendo avuto ruoli importanti istituzionalmente e sindacalmente non hanno fatto molto di utile. E pur sapendo, spesso, si sono chiusi in un silenzio complice.Fin dal primo giorno dall'insediamento del Governo Meloni abbiamo affrontato l'atavico problema legato allo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Il primo decreto che ho firmato riguardava proprio la condizionalità sociale per contrastare, con gli strumenti di competenza del Masaf, un fenomeno vergognoso che da decenni esiste anche nel nostro Paese. Scellerate politiche migratorie, mancanza di controlli efficaci e norme disattese hanno garantito troppo spesso l'impunità di imprenditori senza scrupoli. Da subito abbiamo attivato tavoli di confronto con le rappresentanze sindacali di nostra iniziativa e ogni qual volta siano stati richiesti.Nell'ultimo Tavolo del 20 febbraio scorso che ho voluto promuovere a Palazzo Chigi, insieme alla collega Calderone erano presenti le rappresentanze di tutte le principali organizzazioni sindacali. Ho sollevato personalmente la questione di un aggravamento delle sanzioni, delle “cooperative senza terra”, della necessità di una collaborazione costante con le forze dell'ordine che, nel frattempo, ho riunito in una cabina di regia per programmare interventi di controllo coordinati ed efficaci.Sul tema ho partecipato al CNEL ad un incontro sul valore dell'immigrazione regolare e la tutela dei lavoratori proposto dalla CISL e insieme al Segretario Sbarra siamo tornati a trattare in modo compiuto un argomento che per entrambi rappresenta una priorità.Insieme ad INAIL abbiamo lavorato per aumentare significativamente le risorse per la sicurezza sul lavoro in Agricoltura come testimoniano i primi 90 milioni investiti su questo settore che rappresentano tre volte i fondi precedenti.Abbiamo proposto nel CDA INPS il direttore di Agea Vitale per coordinare i dati e le potenzialità operative superando quanto avvenuto in questi anni di una gestione inefficace proprio sui controlli. Abbiamo aumentato il numero degli ispettori e dei carabinieri ricevendo anche critiche da chi, evidentemente, non ne capisce l'utilità.Nell'ultimo Decreto Agricoltura ho proposto un ritorno al Masaf di gran parte degli appartenenti all'ex corpo forestale, oggi inquadrato nel Cufa, dei carabinieri al fine di rendere più efficace l'azione di contrasto e prevenzione anche per quanto attiene a questo fenomeno. Da chi poteva e non ha fatto abbastanza ci si dovrebbe aspettare pentimento e rispettoso silenzio. Noi non faremo polemica e continueremo a lavorare per risolvere problemi della nostra Italia, primo tra i quali lo sfruttamento del lavoro in ogni ambito.Nelle prossime ore con la collega Calderone su nostra proposta incontreremo le rappresentanza sindacali e datoriali per fare ancora una volta un passo avanti verso l'obbiettivo di cancellare ogni forma di sfruttamento". 

Riassumendo, il ministro in quanto marito di Arianna e cognato di Giorgia, dopo aver avuto il placet di Ettore (nel senso di Prandini, presidente di Coldiretti e suo datore di lavoro), ha detto di aver firmato decreti con gli strumenti di competenza del Masaf, allestito tavoli, partecipato a riunioni al CNEL, al CDA INPS e con la ministra Calderone... per combattere lo sfruttamento del lavoro agricolo.

Evidentemente quello che ha detto di aver fatto (i rimandi ai provvedimenti non sono stati elencati, bisogni credergli sulla fiducia) era sbagliato o non era sufficiente, perché altrimenti negli ultimi due giorni le persone di cui si è parlato all'inizio sarebbero ancora sane, oltre che vive e vegete.