100 anni fa, il 30 maggio 1924, alla riapertura della Camera, Giacomo Matteotti tenne il famoso discorso che denunciava le violenze e i brogli commessi dai fascisti nella recente campagna elettorale. Aggredito e rapito il 10 giugno successivo da sicari fascisti, il suo cadavere fu ritrovato due mesi più tardi. La sua morte, la cui responsabilità era palesemente attribuibile al PNF e allo stesso Mussolini, provocò la grave crisi politico-parlamentare culminata nella secessione dell'Aventino e conclusasi con il discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925 che iniziò, di fatto, il principio della dittatura fascista.

Quando pronunciò il suo discorso, Giacomo Matteotti guardò negli occhi i fascisti mentre li accusava, non abbassò lo sguardo, non si fece intimorire dalle continue interruzioni. Era consapevole delle conseguenze, come disse al collega Cosattini: "Io il mio discorso l'ho fatto, ora voi preparate il mio elogio funebre".

Ricordare quelle parole oggi, dichiarano dal PD, significa custodire e tramandare la nostra storia. Significa rendere omaggio alla dignità, al coraggio, alla schiena dritta, al valore altissimo della vita umana e politica di Giacomo Matteotti.
 
Queste le celebrazioni per il centenario...

L'aspetto paradossale della commemorazione avvenuta alla Camera è che a farne l'introduzione ci siano persone come La Russa, Meloni (e lo stesso Fontana) che fino a ieri, e ancora oggi, non mancano di non condannare e il fascismo, di cui sono e continuano ad essere il prodotto.

Pretendono di farsi chiamare conservatori, ma quel che finora hanno fatto in quasi due anni di governo è controllare l'informazione, limitare il dissenso cercando di vietarlo con l'introduzione di reati che interessano il codice penale e limitare le libertà individuali con modifiche alle norme esistenti. Per completare l'opera, vogliono disgregare l'unità nazionale con l'introduzione dell'autonomia differenziata, vogliono far dipendere la magistratura dalla maggioranza parlamentare e infine, con il premierato, vogliono far diventare il Parlamento un passacarte non più di capigruppo ma direttamente di Palazzo Chigi.

Considerando quanto sta accadendo ecco che cosa ha detto Meloni oggi per ricordare Matteotti in un dicor4so che potremmo titolare "a sprezzo del ridicolo":

"Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti ha pronunciato nell'Aula della Camera il suo ultimo discorso, che gli sarebbe poi costato la vita. In quel discorso, Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni. Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno a distanza di 100 anni da quel discorso il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no. La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell'altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l'intolleranza e l'odio per l'avversario politico". 

In pratica, Meloni si è autodenunciata, ammettendo che tutto quello che ha detto e fatto da quando è in politica è sbagliato. Naturalmente, nonostante ciò, continuerà ad arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no, negando il rispetto dell'altro, il confronto, la libertà, la non violenza, in modo da continuare a favorire la sopraffazione, l'intolleranza e l'odio per l'avversario politico".