Un deserto chiamato cultura
Dal mondo del calcio arriva un segnale del mondo che sarà o del mondo che potrebbe diventare. Arriva un messaggio chiaro che riguarda la cultura.
Bisogna interpretarlo bene ed è utile qualche dato:
- Il Q.I. della popolazione mondiale è in calo dal 1990
- L’Italia, Paese con il più grande patrimonio artistico e culturale nel mondo, è la nazione più ignorante d’Europa insieme alla Bulgaria.
- L’Italia ha la quarta maggiore percentuale nel mondo (dopo Indonesia, Turchia e Cile) di analfabetismo funzionale (quasi il 30%).
- Siamo al 41° posto per la libertà di stampa (dietro a Ghana, Namibia, Burkina Faso).
Il calcio, che è il più seguito spettacolo del mondo, ci dice che i più ricchi vogliono creare un olimpo degli dei. Gli altri non scompariranno ma potranno esistere in un ambito più ristretto e periferico.
Lo stesso processo è in atto da anni nel mondo della cultura (ormai pseudocultura).
Il grande spettacolo è gestito dai grandi padroni dei circuiti che hanno più tifosi e possono creare bisogni e determinare i consumi. Ai piccoli restano gli eventi dell’assessore o del ministro. Ma solo se sono tifosi dell’assessore e del ministro e nei contesti sempre più ristretti nei quali vengono relegati.
Un sistema che:
- ha soffocato le intelligenze favorendo impulsi e bisogni elementari;
- ha reso ignoranti le masse per poterle ammaestrare facilmente;
- ha limitato l’apprendimento delle giovani generazioni;
- ha assoggettato l’informazione per eliminare lo spirito critico e l’autodeterminazione.
Dopo un anno che “andrà tutto bene” e con l’immensa operazione mediatica fatta sul messia-vaccino dovrebbe essere tutto molto più chiaro.
Ma siamo solo tifosi e la società narcisista ci vuole ciechi e violenti.