Il Capo dello Stato non aveva ancora terminato di controfirmare gli atti del giuramento di Draghi e dei suoi ministri che già l’ammazzasette padano sparava ad alzo zero contro il ministro Speranza reo, a suo parere, di voler contrastare il diffondersi della pandemia.

D’altra parte, negazionista della prima ora per meschino opportunismo, Salvini ha sempre dimostrato di anteporre alla tutela della salute dei cittadini ogni forma ed occasione di bisboccia.

Così come, sempre per spregevole tornaconto, con l’intento di accaparrarsi qualche poltrona ministeriale nel governo Draghi il fanfarone è arrivato persino a proclamarsi europeista, salvo poi augurarsi la “reversibilità dell’euro”,  platealmente smentito da Draghi , nel suo primo intervento al Senato, che ha ribadita la irreversibilità della moneta unica.

Ed è proprio ripensando a queste due semplici situazioni, citate in premessa, che non ho potuto fare a meno di sorridere quando il Premier Draghi, presentatosi al Senato per il voto di fiducia, ha indicato, con queste parole, come vorrebbe che il suo governo operasse:

“Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità di avviare una nuova ricostruzione. 

L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico.”

Impossibile non condividere questo approccio propositivo se non fosse che negli anni del dopoguerra il Paese era per onestà, moralità, senso del dovere, affidabilità, ma, soprattutto, valore della classe politica molto diverso dall’Italia di oggi.

Non si tratta di pessimismo o aprioristica sfiducia ma è pura e semplice osservazione storica delle due epoche.

È vero che dalle elezioni politiche del 18 e 19 aprile del 1948 il Paese era uscito spaccato in due, da un lato la Democrazia Cristiana e dall’altro il Fronte Democratico Popolare, ma i contrasti animavano solo il confronto ideologico.

Un evento che potrà meglio chiarire il clima dell’epoca: poche settimane dopo, il 14 luglio 1948,  Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista, sconfitto alle elezioni, subì un attentato.

Fu lo stesso Togliatti, dal suo letto d’ospedale, ad invitare a “stare calmi” e “non fare pazzie”, e ad ordinare ai dirigenti del PCI di impegnarsi pe sedare gli animi ed impedire una rivolta.  

Questo grazie al livello morale ed al senso di responsabilità di politici avversari che insieme, nei due anni precedenti, avevano scritta la nostra Carta Costituzionale.

Ecco, grazie a quel clima ed a quella classe politica che fu possibile la ricostruzione del Paese fino al miracolo economico.

Una classe politica allora rappresentata in Parlamento da: Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Enrico De Nicola, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat, Palmiro Togliatti, Alfredo Covelli, Giorgio Almirante, Randolfo Pacciardi, per citare solo i leader.

Per questo mi domando: il Premier Draghi sogna davvero di poter realizzare un nuovo miracolo di ricostruzione del Paese affidandosi alla classe politica di oggi, rozza, bellicosa, senza scrupoli, irresponsabile, ed a politici quali: Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Antonio Tajani… per non dimenticare, ovvio,  Matteo Renzi?

Spietato ed inclemente il raffronto tra i “ricostruttori” di oggi e quelli di ieri !