Per la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, indetta nel 2002 dall'International Labour Organization (ILO) che si celebra il 12 giugno, Save the Children ricorda che nel mondo sono 152 milioni i minori tra i 5 e 17 anni, 1 su 10, vittime di sfruttamento lavorativo. Di questi, quasi la metà - 73 milioni - sono impiegati in lavori duri e pericolosi.

Una piaga che riguarda anche l'Italia, dove negli ultimi 2 anni si sono registrati quasi 500 casi di occupazione irregolare.


Divisi per genere, sono 64 milioni le bambine e 88 milioni i bambini a cui viene sottratta l'infanzia alla quale hanno diritto, allontanati dalla scuola e dallo studio, privati di protezione e dell'opportunità di costruirsi il futuro che sognano.

In più di 7 su 10 vengono impiegati in agricoltura, mentre il restante 29% lavora nel settore dei servizi (17%) o nell'industria, miniere comprese (12%).


In Italia, come accennato in precedenza sono stati accertati più di 480 casi di occupazione irregolare di bambini e adolescenti, italiani e stranieri, di cui più di 210 impiegati nei servizi di alloggio e ristorazione, 70 nel commercio all'ingrosso o al dettaglio, più di 60 in attività manifatturiere e oltre 40 in agricoltura.

Un numero, però, che non è da ritenersi complessivo, ma solo indicativo, senza dubbio sottostimato a causa della mancanza in Italia di una rilevazione sistematica in grado di definire i contorni del fenomeno.

Basti pensare che secondo l'ultima indagine sul lavoro minorile in Italia, diffusa da Save the Children e Associazione Bruno Trentin nel 2013, i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno erano stimati in 260.000, più di 1 su 20 tra i bambini e gli adolescenti della loro età.


Nel mondo, quasi la metà del totale (72 milioni) si trova in Africa, con Mali, Nigeria, Guinea Bissau e Ciad, dove si registrano le percentuali più alte di bambini tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro minorile.

Se può essere di consolazione, in passato, nei dati risalenti al 200, il fenomeno del lavoro minorile coinvolgeva 246 milioni di bambine e bambini, 94 milioni in più rispetto alla situazione attuale.

In Asia centrale ed Europa orientale sono stati fatti i progressi maggiori, con l'Uzbekistan che ha tagliato il tasso di lavoro minorile del 92% e l'Albania (dove oggi è vittima di lavoro minorile il 5% dei minori) del 79%.

Anche Cambogia e Vietnam si segnalano per aver ridotto nettamente, rispetto a 20 anni fa, il numero di minori coinvolti nel fenomeno, rispettivamente con una riduzione del 78 e del 67 percento.

Volgendo infine lo sguardo all'area del Sud America e dei Caraibi, dove attualmente oggi più di 1 bambino su 10 è coinvolto nel lavoro minorile, notevoli progressi sono stati compiuti in particolare dal Brasile che ha ridotto dell'80% rispetto al 2000 il tasso di lavoro minorile relativo alla fascia di età 5-14 anni, sebbene nel Paese oggi vi siano ancora 1 milione di minori costretti a lavorare.

Decisi passi in avanti compiuti anche in Messico, dove il tasso (per la fascia di età 5-14 anni) si è ridotto dell'80% rispetto a vent'anni fa, passando dal 24% al 5%, con oltre 3 milioni di bambini tuttavia ancora intrappolati nella piaga del lavoro minorile.