Gesù, attraverso la Chiesa, chiama tutti alla conversione. Potremo dire che  «l’appello del Messia è una componente essenziale dell’annuncio del Regno»[1]: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). In questo annuncio, la Chiesa rivolge l’invito particolare a tutti coloro che «non conoscono ancora Gesù Cristo e il suo vangelo»[2] della misericordia. Sottolineiamo però, che «il luogo principale della prima e fondamentale conversione»[3] è il battesimo.  Esattamente, «mediante il battesimo e la fede, nel vangelo»[4] che annuncia la misericordia di Dio, «si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova»[5]. In uno dei commenti sull’iniziazione cristiana Sopoćko dice: «(…) cerchiamo di comprendere, come dal costato di Adamo dormiente fu creata la sposa Eva, così dal costato di Cristo dormiente nel sonno della morte, si formò la Chiesa, madre dei figli rigenerati nel sangue e nell’acqua»[6]. Ora, questa Madre continua a far risuonare «l’appello di Cristo alla conversione»[7] nel sacramento della penitenza. La seconda conversione, indubbiamente, è un impegno continuo per tutta la Chiesa, che comprende nel suo seno i peccatori e che, «santa ma sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si unisce alla penitenza e al suo rinnovamento»[8]. Vale la pena sottolineare che «lo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana, ma è il dinamismo del cuore contrito, attirato e mosso dalla grazia a rispondere alla misericordia di Dio»[9]. Perciò, Sopoćko insiste su questa risposta e dice che:

 «l’infinita misericordia di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è rivolta verso l’uomo decaduto. L’amore di Dio verso il genere umano assume un significato più ampio, poiché non si tratta di un amore che  si compiace nella perfezione, ma di un amore compassionevole rivolto verso la miseria umana (...)»[10].

 Dal brano citato si desume che la misericordia è sempre pronta a risollevare l’uomo decaduto. Essa è infinita perché Dio stesso è illimitato ed eterno[11]. Quindi, diremo che la misericordia non si può esaurire mai, è sempre pronta ad accogliere i figli prodighi che tornano alla “sua casa - Chiesa”. Possiamo affermare che la risposta da parte di Dio Padre al peccato dell’uomo è la misericordia, la quale prevale sulla giustizia, anche perché il preludio della pietà divina si trova già nella promessa della salvezza (cf. Gen 3, 15). Secondo la giustizia divina, gli uomini dovrebbero essere castigati come lo furono gli angeli caduti[12]. Dio, invece, in luogo di castigare, desidera rigenerare tutti uomini in Cristo[13]. Infatti, «è così che tutte le promesse di Dio eternamente misericordioso diventano sì e si realizzano in Gesù Cristo (cf. 2Cor 1,20). In tal modo si apre per l’uomo la possibilità di percorrere la via che lo conduce al Padre (cf. Gv 14,6) perché alla fine Dio sia tutto in tutti» (VD 20). Proprio «perché esiste il peccato nel mondo, Dio che è άγάπη (1Gv 4,8-16), non può rivelarsi altrimenti se non come misericordia. Questa corrisponde non soltanto alla più profonda verità di quell’amore che è Dio, ma anche a tutta l’interiore verità dell’uomo e del mondo, che è la sua patria temporanea. La misericordia in se stessa, come perfezione di Dio infinito, è anche infinita» (DM 13).  Per questo, nella Chiesa sono «infiniti i caratteri della prontezza e della forza del perdono, che scaturiscono continuamente dal sacrificio del Figlio. Nessun peccato umano può prevale su questa forza e nemmeno la limita. Da parte dell’uomo può limitarla soltanto la mancanza di buona volontà, l’assenza di prontezza nella conversione e nella penitenza, cioè il perdurare nell’ostinazione, contrastando la grazia e la verità, specialmente di fronte alla testimonianza della croce e della risurrezione di Cristo» (DM 13). L’asserita remissione dei peccati, invece, «allude non solo alla Chiesa sacramento, ma ha lo sguardo rivolto al sacramento della penitenza»[14]. Perciò il sacramento della riconciliazione è il sacramento dell’infinita misericordia di Dio per eccellenza, che perdona sempre il peccato, offre di continuo una nuova possibilità e un altro inizio. Ecco uno dei testi di Sopoćko, che parla esplicitamente della “possibilità nuova”: 

 «Confido instancabilmente che tutte le azioni della mia vita si trovino nell’eternità, fuorché i peccati, che Gesù ha annientato nel sacramento della penitenza e che li dimentichi così come dimenticò la vita  di peccato della Maddalena, il rinnegamento di Pietro, la persecuzione di Saulo, come dimenticò le colpe di Agostino; basta che io mi penta ancora. L’ultima pietra del male, che comunque appartiene al passato, dovrebbe diventare la pietra angolare nel nuovo edificio della santità. Gesù, confido in Te!»[15]

 Il sacramento della penitenza, di cui parla il testo riportato, ha subito nel corso dei secoli molte trasformazioni. Esso si è formato nel corso dello sviluppo, «è stato caldamente sostenuto da grandi santi come Caterina da Siena, Alfonso de’ Liguori, il Curato d’Ars, da padre Pio, suor Faustina»[16], dal Nostro beato Michał Sopoćko e da molti altri santi. Notiamo che «pure il magistero dottrinale e pastorale della Chiesa lo raccomanda con grande insistenza»[17]. Diremo che per lo sviluppo della vita spirituale, una prassi così lunga e ripetutamente voluta dalla Chiesa, non può essere considerata secondaria[18]. Questo sacramento diventa come un vero «luogo di rifugio per tutti i peccatori»[19]. In esso vengono annullati non soltanto i peccati, ma anche i pesi che molte volte ognuno si trascina dietro. Notiamo che in nessun’altra parte si può trovare tanto direttamente e concretamente la misericordia di Dio, come quando viene detto nel nome di Gesù: «Ti sono rimessi  i tuoi peccati» (Mc 2,5)[20]. La confessione sacramentale corrisponde oggi, «come una volta, a un bisogno profondo di ogni persona»[21], perciò conserva pienamente «la sua attualità. Essa è un’opera di misericordia per il singolo, così come per la comunità intera della Chiesa»[22]. Essa è un aiuto alla Chiesa per diventare più misericordiosa e più giusta[23]. Essa è una chiamata radicale alla santità.

Karl Rahner si occupò molto della storia e della teologia del sacramento della penitenza. Scrisse, nell’anno ’57, addirittura un saggio significativo sulla prassi penitenziale e sul senso della confessione devozionale frequente[24]. Dobbiamo dire che ci sono, ovviamente, molte altre forme di penitenza, come per esempio: la preghiera, il digiuno, le opere di misericordia spirituali e corporali, il dialogo fraterno (correctio fraterna), ecc. Tutte le forme ricordate contribuiscono alla conversione a Dio, che consiste sempre nella “riscoperta della volto misericordioso di Dio”, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, è fedele fino alle estreme conseguenze della storia dell’alleanza con l’uomo, fino alla croce, alla morte e alla risurrezione del Figlio[25]. La confessione, però, è sempre il passo più importante e decisivo per la vera ed autentica conversione. 

Nell’ecclesiologia del Nostro, notiamo che la conversione del cuore vera e sincera è sempre frutto del “ritorno” al Padre misericordioso”. L’autentica conoscenza di Dio infinitamente buono e misericordioso diventa come un’inesauribile fonte di conversione, non soltanto come atto interiore, ma anche come equilibrata disposizione dell’animo. Tutti coloro che arrivano a conoscere Dio, lo possono “vedere con gli occhi di fede”, non possono vivere senza di Lui e si convertono a Lui. La conoscenza di Dio misericordioso, in Sopoćko, è la chiave della conversione e dello stile di vita degli uomini. Diremo che la vita in stato di conversione continua è l’elemento rilevante del pellegrinaggio di ogni uomo sulla terra. Per questo la Chiesa professa instancabilmente la misericordia di Dio che si è rivelata in Cristo crocifisso e risorto (cf. DM 13)[26]. Mediante la testimonianza di vita la Chiesa compie la missione propria dei laici, missione che è partecipazione e, in un certo senso, continuazione di quella messianica di Cristo stesso[27]. 

Terminando la riflessione sul sacramento della penitenza, possiamo affermare che la Chiesa in Sopoćko è profondamente consapevole della missione che ha da compiere nel mondo[28]. Infatti, la Chiesa «soltanto sulla base della misericordia di Dio potrà dare attualizzazione ai compiti che scaturiscono dalla dottrina del Concilio Vaticano II e, soprattutto, al compito ecumenico, che tende ad unire quanti confessano Cristo. Avviando molteplici sforzi in tale direzione, Essa deve confessare con umiltà che solo l’amore, più potente della debolezza delle divisioni umane, può realizzare definitivamente quell’unità che Cristo implorava dal Padre e che lo Spirito non cessa di chiedere per noi» (DM 13). Indubbiamente, la Chiesa deve continuare a professare, proclamare e praticare incessantemente la misericordia di Dio, rimanendo fedele al Vangelo di Cristo. Per questo, il compito della Chiesa è quello di richiamarsi sempre a Dio onnipotente nella infinita misericordia senza stancarsi mai[29]. Effettivamente, pensando alla missione della Chiesa,  il Nostro dice che:

 «la più grande onnipotenza di Dio si dimostra nella redenzione dei peccatori e nella sua infinita  misericordia, piuttosto che nell’atto della creazione degli spiriti celesti. Infatti, è più facile creare i santi che giustificare i peccatori»[30].

Don Gregorio - ks. prof. Grzegorz Stanislaw Lydek

[1] CCC 1427.
[2] Ibidem.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Dz, q. III, p. 215.
[7] CCC 1428.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 204-205.
[11] Cf. M. Sopoćko, Błogosławiony Ksiądz Michał Sopoćko, q. III, p. 225.
[12] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie a sprawliedliwość Boża. Rozważania o Bożym Miłosierdziu [Misericordia e Giustizia di Dio Meditazione sulla misericordia], in Dz., q. IV, p. 620: Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 31-32; Serca Jezusa a Miłosierdzie Boże, pp. 47-48.
[13] Cf. ibidem, p. 23.
[14] J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 1969, p. 276.
[15] M. Sopoćko, Tutto è compiuto, p. 2.
[16] W. Kasper, Misericordia, p. 244.
[17] Ibidem.
[18] Cf. ibidem.
[19] Ibidem, p. 245.
[20] Cf. ibidem, p. 246.
[21] Ibidem, p. 247.
[22] Ibidem.
[23] Cf. ibidem.
[24] Cf. K. R J. Rahner, Vom Sinn der häufigen Andachtsbeichte, in Schriften zur Theologie, vol. III, Funk, Einsiedeln 1957, pp. 211-225.
[25] Cf. M. Sopoćko, De misericordia Dei, p. 9.
[26] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 205-206.
[27] Cf. M. Sopoćko, Ciemności świata a światło Chrystusowe [L’ombra del mondo e la luce di Cristo], in “Wiadomości Duszpasterskie” 6(1950), p. 44.
[28] Cf. Dz., q. III, p. 186.
[29] Cf. M. Sopoćko, Encyklopedia kościelna [Enciclopedia della chiesa], vol. XXXIII, in “Archivio della Curia”, Włocławek 1933, pp. 34-36.
[30] M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 40.