Torno a ripetere che la democrazia nasce, vive e si sviluppa se è sorretta da una collettività che coltiva nel proprio quotidiano i suoi principi.  

Non ci possiamo aspettare alcuna tutela dalle istituzioni (lo dimostrano gli innumerevoli scandali che hanno toccato ogni settore della PA) e per un altro fondamentale fattore che la delega ai parlamentari è senza vincolo, l’intento originario era quello di lasciare all’eletto la massima libertà decisionale affinché potesse servire al meglio gli interessi della collettività invece si è tradotto in una manipolazione che ha inquinato i meccanismi di garanzia e di rappresentatività da parte di chi aveva grandi interessi economici da tutelare.  

Anni fa mi capitò di vedere Suburra un film sul degrado del potere politico ambientato nella capitale. La scena del delirio di onnipotenza recitata dall’attore Favino che interpretava un deputato parlamentare maneggione e corrotto è la più significativa rappresentazione di come è ridotto questo ruolo istituzionale. Svincolati dal qualsivoglia dovere verso l’elettorato, usano il potere che questi gli ha conferito per uso e consumo di interessi particolari: la cosa pubblica è diventata cosa loro dove il cittadino è un’appendice del sistema e la stampa ha il compito di pilotare l’opinione pubblica attraverso la disinformazione o false informazioni che deviano il lettore da una retta valutazione degli eventi.

Renzi, ex democristiano, passato al PCI [Partito Democratico dopo la fusione tra DS e Margherita, ndr], porta con sé il classico imprinting cattolico composto da ipocrisia, falsità e opportunismo: il tripode su cui si basa il suo profilo politico. Alla fine della sceneggiata al Senato, gli si avvicinava Salvini... in un articolo viene riportata la battuta che Renzi ha propinato al collega: “Hai visto che mazzo gli ho fatto (riferendosi a Conte)?”

Renzi il “mazzo” lo sta facendo a noi italiani, soprattutto a quelli onesti e ai più deboli.

Il premier Conte è stato un imprevisto sottovalutato, per questo il sistema lo attacca ferocemente: ha lasciato il suo incarico universitario temporaneamente per occuparsi dei nostri problemi e se oggi non siamo per strada “a rubarci le scarpe” è grazie alle scelte operate dal governo che presiede.

Che cos’ha fatto Confindustria per affrontare i problemi della pandemia? Non ha fatto nulla, sta aspettando la fine del divieto di licenziare e poi inizieranno “le danze”: la torta è troppo sostanziosa e non deve andare persa neanche una briciola, le fasce deboli devono essere abbandonate non servono a nulla, sono una spesa inutile: le scuole sono ormai da decenni dei comodi parcheggi per tenere in stallo le nuove generazioni (non è stato un caso che hanno distrutto l’artigianato eliminando l’apprendistato che avrebbe assorbito ed istruito le giovani generazioni che preferivano dedicarsi al lavoro piuttosto che allo studio) la grande industria ha schiacciato la piccola e media impresa per gestire le risorse del Paese a suo piacimento.

Di rinnovamento ne parla da anni il M5S, alla grande impresa non interessa perché perderebbe “capacità contrattuale” nella gestione delle risorse interne: Salvini, Renzi, Berlusconi, Meloni e quant’altri appartengono ad un passato che fa fatica a morire per lasciare posto al nuovo; il tempo che tutto deve essere posto a servizio del capitale, l’unico “deus ex machina” degno di culto e sacro rispetto è giunto al tramonto, il denaro deve essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del capitale questo etico intendimento dell’imprenditoria non interessa a chi è abituato a far soldi facilmente.  

Questa mattina mi è capitato di leggere alcune intercettazioni risalenti al gennaio 2020, tra Alessandro Benetton, figlio di Luciano e Gianni Mion uomo di fiducia poi silurato dalla famiglia trevisana perché li ha – scusate la licenza poetica - “sputtanati” ben bene parlando delle mancate manutenzioni e degli alti ricavi che ne traevano: da il vangelo del profitto secondo i Benetton  & C..

Dalla conversazione tra i due emergeva la paura dei Benetton di perdere la concessione per la rete autostradale, mi sembra più che legittima: dove la trovano un’altra gallina dalle uova di “diamante”?

Mion lancia accuse precise: “Non c’è dubbio che è stata la Cassa depositi e prestiti che ha insufflato tutti ‘sti 5Stelle per un anno e mezzo per cacciarci tutti a calci nel culo, così però si è anche visto che mentre pensavano che bastasse parlare del ponte e dei Benetton si aumentavano i voti del 15%  … non mi sembra che abbiano avuto più voti. La gente ha capito che è tutta una stronzata.

Benetton replica: “Bisogna tenere la barra, i livelli e le posizioni”.

Mion: “Esatto! Dobbiamo portare le aziende in galleggiamento, come stavano prima, dopodiché se c’è qualcuno che dice ‘i Benetton se ne devono andare a casa’ allora vediamo quali sono i termini”. Fermo restando che i termini a cui si riferisce Mion, i Benetton li avevano concordati ed inseriti nero su bianco nel contratto di concesisone con i loro amici politici.

In una parte delle intercettazioni era manifesto il disagio di non avere più gli appoggi politici che nel passato gli avevano garantito una vita tranquilla (si potrebbe ipotizzare non certo gratuitamente). Ad un certo punto Mion parla di un evento pubblico: “Ieri la ministra (Micheli) è andata a vedere i lavori di duecento e fischia milioni di euro che sta facendo A.d.R. (Aeroporti di Roma, con annesse limitrofe e cospicue proprietà fondiarie) è un messaggio. No? Il PD si barcamena fra questi scemi dei 5Stelle, il fatto che sia andata lì con te è significativo, non ti ha messo lo stigma del lazzarone”.

 Far passare per gli “scemi del villaggio” le persone a loro non gradite è tipico di questa categoria di … strano ho un vuoto linguistico, non trovo un aggettivo appropriato per definirli.

Un altro aspetto molto interessante emerge quando Mion parla di una lobbysta, Simonetta Giordani, che andava dicendo in giro che Castellucci faceva tutto quello che i Benetton gli dicevano, era molto alterato. Questa donna era passata da Letta alla Leopolda, ed era appena entrata nel Cda dell’Alitalia passando con Renzi, il camaleontismo è un disturbo molto frequente in questi ambienti.

La cinica analisi che fa Mion dell’attività dei 5Stelle dimostra la mentalità arida ed utilitaristica che domina la gestione degli affari. I 5Stelle sono degli scemi che vanno cercando di aumentare la percentuale di consenso: tra gli scemi svetta l’ex. Ministro Toninelli che ha impostato la revoca della concessione; ha reso pubblico il contratto di concessione svelando il mercato infame che si svolgeva all’insaputa della collettività che pagava i pedaggi e rischiava la pelle ogni volta che entrava in autostrada.

Il premier Conte ha lottato per sanare le condizioni inique che regolano i contratti di concessione. La Procura di Genova sta facendo un egregio lavoro investigativo e preparando un impianto accusatorio solido che regga alle bordate del collegio di avvocati che servono gli interessi della famiglia Benetton.

Strada facendo sono emersi altri reati gravi che inchiodano i Benetton alle loro responsabilità.

E’ una notizia dell’ultima ora, un ulteriore capo d’accusa nei confronti sia dei responsabili di Autostrade sia dei pubblici funzionari che hanno omesso i controlli sulla staticità del ponte Morandi.  La Procura di Genova gli ha inviato un meritato regalo di Natale: gli ha contestato il reato di omissione in atti d’ufficio.

Ci sono voluti mesi e duro lavoro ma finalmente la verità sta emergendo grazie alla presenza nell’attuale governo di quei “scemi” dei 5Stelle che non hanno “mollato” la presa. Personalmente auspico la revoca della concessione ai Benetton, l’invio di una richiesta di risarcimento danni da fargli passare la voglia continuare a fare i furbi e buttare fuori tutti coloro che preposti alla tutela dell’interesse pubblico hanno tradito il loro dovere d’ufficio facendo morire degli innocenti.

Questo sarebbe un ottimo segnale di rinnovamento.