Bisognerà attendere la seconda settimana di gennaio perché la vita istituzionale del paese riprenda a funzionare normalmente. Tra gli appuntamenti di cui Governo e Parlamento si dovranno occupare vi è la questione del lavoro.

Oltre alla mozione di sfiducia del ministro del Lavoro Poletti vi è anche il "problema" dei referendum promossi dalla CGIL, su cui entro pochi giorni sarà chiamata a decidere la Consulta, in cui si chiede l'abrogazione di alcune parte del Jobs Act oltre all'albolizione dei voucher.

In entrambi i casi il Governo è chiamato ad intervenire. Nel caso di Poletti, la minoranza del PD ha dichiarato, tramite il suo rappresentante Roberto Speranza, che voterà la sfiducia al ministro se il Governo non dovesse intervenire sui voucher. Nel caso dei referendum, il Governo è costretto ad intervenire sulla normativa che regola il lavoro se vuole impedire che sia la gente ad esprimersi sui contenuti di cui viene chiesta l'abrogazione. In quel caso sarebbe possibile un ridimensionamento del Jobs Act oltre l'abolizione dei voucher.

I voucher, in particolare, sono diventati uno strumento del "demonio". Nati per far emergere il lavoro nero, per consentire che venissero pagate le tasse anche sui lavori occasionali come, ad esempio, la potatura di una siepe, nel corso del tempo i governi che si sono succeduti ne hanno allargato l'uso fino a renderlo illimitato, tanto da farli diventare uno strumento di retribuzione per qualsiasi attività lavorativa, sena limitazione alcuna. Il risultato?

Nel 2016, l'Inps ha certificato che tra gennaio e ottobre sono stati venduti 121,5 milioni di voucher, un terzo in più del 2015. In proiezione, a dicembre ne saranno stati venduti intorno ai 150 milioni.

Il numero e la possibilità illimitata dei settori di utilizzo ha fatto sì che i voucher abbiano finito per essere un ostacolo alla creazione di nuovi posti di lavoro a tempo determinato e non e abbiano poi portato ad una ulteriore diminuzione del costo del lavoro. In pratica, una sorta di quasi schiavitù istituzionalizzata!

Per capire quello che stava accadendo è stato necessario che la CGIL raccogliesse le firme per un referendum. Adesso, Governo e Parlamento, incredibilmente, si sentono pure loro investiti del problema.

Al di là di conoscere se l'utilizzo dei voucher sarà abolito, come chiede la CGIL, o riformato riportandolo allo stato originale, come indicano alcune indiscrezioni provenienti dai partiti della maggioranza, quello di cui si è certi è che come sempre le istituzioni, in Italia, si accorgono di un problema solo dopo che questo è deflagrato in tutta la sua evidenza.

Mai accade che un Governo riesca ad individuare e prevenire un problema prima che questo si aggravi e diventi un vero e proprio caso.

Ciò può voler significare solo una cosa: l'inadeguatezza della nostra classe dirigente. Ed è proprio grazie a questa inadeguatezza, ben nascosta da una stampa connivente, che l'Italia è un paese pieno di problemi che naviga, anzi, affonda giorno per giorno.