Immagino Milano, piazza del Duomo con al centro un grande falò, tutt’intorno decine di migliaia di tifosi milanisti con le fasce rossonere.

Sulla piazza volteggia un elicottero che da potenti amplificatori diffonde a tutto volume la musica dei Milan Club.

All’improvviso la musica si zittisce, dagli amplificatori  parte il grido: “Draghi… Draghi!!!” mentre dall’elicottero inizia a cadere una pioggia di sciarpe nerazzure, i colori della odiata Inter.

All’unisono quelle migliaia di tifosi milanisti gettano nel falò le loro sciarpe rossonere e cingono quelle nerazzure.

Possibile che il solo grido “Draghi… Draghi!!!” abbia indotte quelle migliaia di tifosi ad abiurare la loro fede calcistica ?

Assolutamente no, è impossibile!

Ho scherzato con questa immagine inverosimile, irreale ed assurda perché so bene come il tifo calcistico, per i più, sia una vera e propria fede che non si può tradire.

Sembra in questi giorni, invece, che in politica anche solo il nome “Draghi” possa far dimenticare d'emblée, ad un intero partito, anni ed anni di idee, certezze, ideologie, battaglie.

È accaduto questa mattina al termine dell’incontro dei delegati leghisti con il professor Draghi.

In sala stampa Salvini si è profuso, infatti, in un articolato comizio per attestare come lui e la Lega fossero in perfetta sintonia con il pensiero dell’ex Presidente BCE.

Qualcuno dei giornalisti presenti sarà rimasto sbigottito dalle parole del “padano” ricordando le feroci critiche che, ancora pochi giorni fa due suoi fedelissimi, Claudio Borghi ed Alberto Bagnai, muovevano proprio a Mario Draghi ed alle sue politiche europeiste.

Gli stessi che da anni progettano l'uscita dell'Italia dall'euro.

Così come ha sorpreso che nella minuziosa sua esposizione Salvini si sia dimenticato, anche, di citare la necessità di combattere  l'immane sciagura che rappresentano per l’Italia i flussi migratori, e di ricordare le gravi ed intollerabili colpe dell’UE che ha lasciato solo il nostro Paese nel gestire tali eventi.

Ma non si è ricordato neppure di citare tra gli obiettivi della Lega la difesa ad oltranza di “quota 100”, ben sapendo che si tratti di tema non gradito all’UE.

Insomma siamo stati spettatori in diretta di uno spettacolo funambolico di fulmineo trasformismo politico.

Il merito sarà stato tutto del professor Mario Draghi?

Credo di no!

Penso, piuttosto, che la prospettiva di poter arrivare a mettere le mani sui 209 miliardi del Recovery Plan, passando per il governo Draghi, sia un motivo più che valido per Salvini per diventare un voltagabbana delle ideologie leghiste... e Giorgia Meloni ringrazia!