Bocciato in Commissione Bilancio l'emendamento della Lega sul canone Rai: c'è ancora un governo Meloni?
"Quanto accaduto in Commissione Bilancio è gravissimo. La bocciatura dell'emendamento della Lega sul canone Rai, votata con l'aiuto di una parte della stessa maggioranza, dimostra che il governo è arrivato al capolinea. Una coalizione ormai allo sbando, divisa su tutto e incapace di garantire stabilità al Paese.È ora di fermare il decreto fiscale e aprire un chiarimento parlamentare immediato sulla tenuta del governo. Non possiamo permettere che il caos interno a questa maggioranza continui a bloccare il lavoro delle istituzioni e danneggiare gli italiani".
Alla dichiarazione del gruppo PD al Senato, il capogruppo Francesco Boccia fa seguire la seguente chiosa:
"È evidente che questo decreto prima lo fermano, meglio è, perché ci sono divisioni anche su altre parti del decreto. Vogliamo un chiarimento parlamentare rispetto alla tenuta di questo governo, perché è evidente che il patto di potere che lo teneva insieme oggi non tiene più."
Da Palazzo Chigi fremono.
Le solite "fonti" - riportate dalla stampa "amica" - commentano così la bocciatura della proposta di modifica al canone Rai, con una riduzione di 20 euro, che aveva il parere favorevole di relatore ed esecutivo:
"Il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno".
Hanno votato sì al taglio FdI e Lega, mentre FI si è unita al no di PD, M5s e Italia Viva, bocciando la proposta con 12 no contro 10 sì.
"Bocciato dalla commissione Bilancio il taglio del Canone per tutti gli italiani. Il governo aveva dato l'ok per il taglio del canone Rai. Uno sconto di 20 euro per 20 milioni di abbonati fra cui milioni di famiglie povere. Purtroppo per Pd, M5S Italia Viva e sinistra evidentemente uno sgravio per le famiglie non era utile e in commissione hanno votato contro. Spiace notare che al loro voto si è aggiunto il voto di Forza Italia e l'emendamento è stato respinto per due voti", afferma Matteo Salvini, per poi aggiungere: "La Lega continuerà a sostenere ogni iniziativa per ridurre le tasse per famiglie e imprese, chi, come la sinistra, a parole dice di voler aiutare i poveri, ma al voto la pensa diversamente sia almeno sincero nei confronti dei cittadini".
Chissà quali erano le finalità vere di Salvini nel promuovere tale iniziativa. Di certo pensava fosse una mossa elettorale da aggiungere a quelle messe in atto sgangheratamente a promozione del proprio consenso. Quello che però non è dato sapere è se il segretario della Lega sapesse o meno delle conseguenze che avrebbe causato nel rapporto di alleanza con Forza Italia, una considerazione non secondaria per capire se Salvini abbia una strategia oppure si limiti a navigare a vista.
Una delle gambe a supporto di Meloni è il partito del fu Silvio Berlusconi che ufficialmente si chiama sì Forza Italia, ma che di fatto dovrebbe esser chiamato Forza Fininvest, nome che va poi declinato in base alle necessità del momento: oggi, quello più adatto dovrebbe essere Forza Mediaset. Ma perché Salvini ha mandato su tutte le furie il colosso di Cologno monzese, costringendo i suoi dipendenti eletti in Parlamento a votare con le opposizioni?
Perché se la Rai avrà un canone ridotto, le sarà poi consentito recuperare quei soldi con la pubblicità, sottraendo introiti agli eredi della famiglia Berlusconi.
Questa è la maggioranza che governa l'Italia e che degli italiani hanno votato. Ma, di solito, un elettore non dovrebbe votare per fare i propri interessi? Perché scomodarsi ad andare a votare per fare gli interessi della famiglia Berlusconi?
Naturalmente, dopo la bocciatura del taglio del canone Rai, è arrivata puntuale la vendetta della Lega che astenendosi, sempre in Commissione Bilancio, ha affossato un emendamento al decreto fiscale proposto dal senatore di Forza Italia Claudio Lotito relativo alla sanità calabrese. Il governo aveva lasciato libertà di decisione.