Oggi a Torino si sono dati appuntamento in piazza Castello molte migliaia di persone (30mila secondo i media) per manifestare a favore della Tav.
Insieme a comuni cittadini, anche molti rappresentanti delle forze politiche i cui partiti si sono schierati a favore dell'opera.

«Se oltre cento anni fa non fosse stata costruita la grande diga del porto di Genova, questa nave non sarebbe qui e migliaia di persone non ci lavorerebbero. È solo un esempio del perché oggi stiamo andando a Torino: per difendere le grandi opere e un progetto di Paese che guarda al futuro!»

Questo è quanto ha scritto su Facebook, mentre si recava a Torino, il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia, che, una volta arrivato in piazza, ha poi aggiunto:


Ed anche il candidato alla segreteria del Partito Democratico, Maurizio Martina, era in piazza a Torino per manifestare «contro una manovra che manda l'Italia in recessione, con 7 miliardi di tasse in più per famiglie e imprese.»

Ma oltre alle opposizioni, a protestare contro una possibile decisione negativa sul proseguimento dei lavori della Tav Torino - Lione vi era anche la Lega, uno dei due partiti che danno vita alla maggioranza che supporta il Governo. La Lega manifesta contro se stessa?

Lo chiarisce Riccardo Molinari, capogruppo dei verdi alla Camera, mentre era tra i manifestanti in piazza Castello: «Siamo qui per ribadire che vogliamo che si faccia la Tav, ma non si tratta del governo che manifesta contro se stesso. Anche perché la manifestazione di Torino non è contro il governo: non vedo bandiere di partito in piazza.

Nessuna rottura, nessuna impasse. Anche il Terzo Valico era avversato dai Cinquestelle e invece si farà, perché abbiamo trovato una sintesi. Sono convinto che si troverà una sintesi anche sulla Tav.»

Molinari ha poi aggiunto di essere d'accordo sul referendum proposto dal presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino, in caso che i lavori della Tav vengano fermati dalla valutazione del rapporto costi/benefici chiesta dal Governo!

Come questa affermazione possa essere spiegata da quanto dichiarato in precedenza dallo stesso Molinari e come sia compatibile con un'alleanza di Governo non è chiaro.

Quello che invece appare chiaro è che la Tav possa diventare un punto di rottura insanabile tra Lega e 5 Stelle, al di là del contratto e delle dichiarazioni al riguardo dei due vicepremier. I miliardi di euro collegati alla realizzazione dell'opera, e in parte finanziati dall'Ue, finiranno per essere messi sulla bilancia, specie in un momento in cui tutti parlano di rallentamento dell'economia. Ma se i 5 Stelle dovessero propendere per il Sì, avrebbero ulteriori problemi di credibilità con i propri elettori, dopo le promesse fatte in passato.