Politica

Perugia. L’orientamento sessuale non è una malattia infettiva di cui stare attenti!

Mah... purtroppo, una certa volontà di voler impedire le libertà democratiche, personali e sociali sfiora anche queste problematiche.

Per dei commenti su Facebook ai servizi giornalistici in occasione della manifestazione “Pride Parade 2019” otto persone sono state rinviate a giudizio ed una condannata ad 1 anno e 2 mesi per diffamazione, ingiurie e minacce, sconfinando, con il loro atteggiamento, nel reato di propaganda e istigazione a delinquere, includendo il tutto nei motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.

Noi di “Perugia: Social City” siamo convinti che una tale sentenza, anche se favorevole alla sensibilità di ogni tipo di sessualità, lascia il tempo che trova nelle menti e nelle coscienze di chi è non favorevole a tollerare questo diritto!

È un problema di qualche giorno fa, ma la sua attualità certo sarà sempre presente in ogni luogo ed in ogni momento che la società si dovrà confrontare su questi principi costituzionali!

Come per ogni fatto che succede attorno a noi, anche questo atteggiamento, non certo rispettoso ed educato, che certi bravi cittadini hanno avuto nei confronti di persone che manifestavano in modo pubblico e pacifico il proprio disagio, rispecchia senza ombra di dubbio un problema più profondo che travalica il fatto stesso e come sempre, passato un attimo di tempo, tutto viene messo sul dimenticatoio; ma l’odio e l’intolleranza rimane perché ha radici molto più profonde di quelle del fatto momentaneo. 

Ma consideriamo alcune cose.

Prima fra tutte, che è squisitamente privata, è il rispetto per le convinzioni, le libertà e le idee del prossimo. 

L’intolleranza, per qualsiasi situazione di divergenza, non ha mai portato da nessuna parte in modo positivo.

Rispettare le idee degli altri non significa condividerle; significa solo che, se si vuole, si possono discutere ma sempre con modi civili e democratici; cosa che per come sono andati i fatti in questo caso, come in altri, non è andata così.

La seconda considerazione da tenere presente è una vera e non condivisibile avversione di una parte politica nei confronti di altre la quale ha fatto scattare la molla di ciò che è stato detto da chi era contrariato a tale manifestazione.

Una motivazione non certo socialmente accettabile, sia nella forma che nella sostanza tenuta da chi vorrebbe che certi problemi sociali e morali non venissero a galla, preferendo mantenere il disagio personale, degli interessati, su certi atteggiamenti più che legittimi in una società civile che vorrebbe risolverli.

Questo è il passato recente ma, il futuro che verrà, sarà altrettanto reso insostenibile.

Le associazioni interessate annunciano, per il vicinissimo 25 di questo giugno ‘22, il primo Umbria Pride, Una grande manifestazione regionale per la promozione e la tutela dei loro diritti.

In primo momento il Consiglio Regionale aveva dato il suo patrocinio ma, dopo l’attacco del “Popolo della famiglia”, c’è stata una dovuta precisazione, letta da tutti nel Corriere dell’Umbria, nella quale la presidente Donatella Tesei si esprimeva in questo modo: «Non ci erano stati forniti i contenuti del manifesto politico. Valuteremo con attenzione scevri da pregiudizi perché come istituzione tuteliamo tutte le sensibilità del tessuto sociale».

Ma, in tutta questa faccenda, dobbiamo tener presente che la nostra cara presidente del consiglio regionale, è come una sottile lastra di metallo incandescente, battuta tra l'incudine della sua politica di destra e il martello battuto dalla politica di sinistra che cerca in ogni modo di portare alla luce problematiche e atteggiamenti che sono correnti elettriche ad alta tensione per gli avversari politici.

Ed in mezzo noi cittadini che credendo ad uno o a l’altro non facciamo altro che darci la famosa “zappa sui piedi”!

Autore Ass. "Perugia: Social City"
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