In Pakistan, un uomo è stato ucciso in un atto di violenza estrema, dopo essere stato accusato di blasfemia. L'accaduto ha scosso profondamente la nazione e ha riacceso il dibattito sulla controversa legge sulla blasfemia, spesso criticata per essere stata usata abusivamente anche per scopi personali o vendette private.
L'uomo - riferisce l'agenzia Fides - era un cittadino pachistano di religione musulmana, identificato come Muhammad Ismail proveniente dal Punjab insieme alla sua famiglia, si trovava a Madyan, nella provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa, per turismo. Madyan è infatti una località turistica della Valle dello Swat, a circa 250 chilometri da Peshawar. Accusato di aver commesso blasfemia mentre si trovava in hotel, l'uomo era stato prelevato dalle forze dell'ordine e scortato all'interno della stazione di polizia per proteggerlo da eventuali ritorsioni. La protezione, però, non è stata sufficiente. Istigata da messaggi diffusi tramite gli altoparlanti delle moschee e dei centri commerciali, una folla si è radunata davanti alla stazione di polizia, chiedendo che l'uomo fosse consegnato.
Al rifiuto, la folla ha dato fuoco all'edificio, costringendo i poliziotti in servizio a fuggire. Per l'uomo, invece, non c'è stato nulla da fare. Entrati nella stazione di polizia, i fanatici lo hanno linciato e dopo ne hanno trascinato il corpo nella pubblica piazza, dove lo hanno bruciato... il tutto è stato ripreso con gli smartphone e trasmesso sui social media.
Man burnt alive by Islamists for blasphemy while people cheering and taking videos.
— Shashank Shekhar Jha (@shashank_ssj) June 22, 2024
🚨This is happening in 2024 in Pakistan.
Remember:
🚨This happened in Hindustan in 1947 when there was no camera.
🚨This may happen in India very 🔜
pic.twitter.com/LUiFM4fri2
Al momento non è dato sapere se la polizia, successivamente intervenuta con rinforzi provenienti da altre località per riportare l'ordine, abbia effettuato degli arresti.
Le autorità locali hanno condannato l'incidente e promesso un'indagine approfondita. Il primo ministro della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, Ali Amin Gangapur, ha espresso rammarico per l'incidente e ha lanciato un appello alla popolazione affinché non commetta altre violenze, ricordando che nessuno è al di sopra della legge e che gli autori di questo atto barbarico saranno perseguiti. Tuttavia, la sfiducia nel sistema giudiziario e la paura di ritorsioni spesso impediscono alle persone di testimoniare contro i colpevoli in questi casi.
La legge sulla blasfemia in Pakistan è estremamente severa e prevede pene che vanno dall'ergastolo, fino alla pena di morte. Sebbene la legge sia stata originariamente concepita per proteggere i sentimenti religiosi, negli anni è stata spesso utilizzata per risolvere controversie personali o per perseguitare le minoranze religiose. Gli attivisti per i diritti umani ne hanno più volte denunciato l'uso improprio e hanno richiesto riforme per prevenire ulteriori abusi.
Nell'agosto 2023, in seguito ad accuse di blasfemia, si sono verificati attacchi contro il quartiere cristiano della città di Jaranwala, dove la folla ha dato fuoco a 86 abitazioni di cristiani e compiuto atti vandalici in 19 chiese e luoghi di culto cristiani.
Fonte: Avvenire