L'ente parco nazionale dell'arcipelago Toscano, nonostante le iniziative degli anni scorsi che sembravano aver risolto il problema, persegue nella decisione di voler "eradicare, tramite abbattimento", i circa 40 mufloni presenti sull'isola del Giglio. E tanto per esser sicuro che l'inizativa sia portata a termine ha pure stabilito un costo per ogni capo abbattuto: 10mila euro!  

Il parco, che fa capo alla regione Toscana, sostiene che il muflone rappresenti una minaccia per la biodiversità e per l'agricoltura dell'isola e per tale motivo lo ha classificato come "specie alloctona invasiva" da eradicare in linea con gli obiettivi prefissi dalla strategia per 
la biodiversità dell'Unione europea.

Peccato però che gli agricoltori non denuncino nessun danno. Tra l'altro, in un'intervista a Repubblica del 25 marzo 2021, il presidente del parco, Giampiero Sammuri, ammise che non vi è alò momento alcun resoconto ufficiale di un qualche studio condotto in loco che accerti il livello d'incidenza del muflone sia sull'ambiente, che sull'agricoltura. 

Il 22 ottobre 2021 il parco dava il via agli abbattimenti; a seguito di molteplici denunce da parte delle associazioni, ha poi sospeso gli abbattimenti e virato sul metodo delle catture e delle traslocazioni degli animali in vari centri di recupero per animali selvatici e rifugi per l’Italia, dove verranno sterilizzati.

Nel frattempo, nell'agosto 2022 la rivista scientifica "Diversity" ha pubblicato uno studio condotto da un consorzio di università e laboratori genetici italiani e francesi in cui viene riconosciuta l’unicità genetica del gruppo di mufloni presenti al Giglio. Secondo gli autori dello studio, il muflone del Giglio dovrebbe essere preservato anziché eradicato, poiché la sua eradicazione minerebbe la biodiversità, 
anziché preservarla.

L'ente parco non ha commentato lo studio e sembra intendere perseguire con le traslocazioni e le sterilizzazioni degli animali. Seppure eticamente la traslocazione e la sterilizzazione degli animali possa sembrare una soluzione migliore al loro abbattimento, dal punto di vista scientifico non fa alcuna differenza se l’animale si estingue per abbattimento o per sterilizzazione: in entrambi i casi il 
patrimonio genetico di questo gruppo di animali andrà perduto per sempre e nessuna sanzione o condanna futura potrà porre rimedio.

Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, investito della questione in una interrogazione al Senato, ha affermato che i mufloni dell'isola del Giglio sarebbero "cacciabili in quanto alloctoni", argomentando che la caratterizzazione genetica riscontrata nello studio pubblicato da Diversity . a suo dire - non sarebbe esaustiva, "in quanto effettuata su un campione estremamente ridotto".

Contrari al "massacro" sono non soltanto gli attivisti - la cui posizione è sostenuta da studiosi, esperti del settore e da diverse associazioni - ma anche la maggioranza degli isolani, i turisti e gli agricoltori che, riuniti nel comitato Save Giglio, smentiscono l'esistenza di danni alle colture causati dai mufloni, come invece si vorrebbe far credere per giustificare la mattanza. 

In sostanza, per una supposta tutela della biodiversità da parte di un Ente a tutela dell'ambiente, si vogliono eliminare gli ultimi mufloni del Giglio, oltretutto gli ultimi del loro genere... il che significherebbe perdere una grande ricchezza proprio in termini di biodiversità!

Lo scorso 3 marzo il ministro Pichetto Frrattin dichiarava che occorrosse "riflettere sulle responsabilità e sulle soluzioni di cui l'uomo dispone per sostenere la vita selvatica sulla terra".

E come conseguenza, adesso, dice di fregarsene del folle progetto di un Ente parco e della regione Toscana da cui dipende.

Per salvare i mufloni: savegiglio.org