"Il tavolo sull’Ilva di domani è stato convocato perché Arcelor Mittal ha chiesto di poter illustrare a tutti gli stakeholder [ma se avesse scritto parti interessate sarebbe state brutto?, ndr.] le proprie proposte. Per me hanno diritto a partecipare tutte le rappresentanze dei cittadini coinvolti, incluse le associazioni e i comitati che in questi anni hanno svolto un ruolo essenziale. Ed è per questo che li ho invitati.

Il tavolo non è stato convocato per trasformarsi in un club privato dove si discute nell’oscurità. Tutto deve essere trasparente perché tutti devono prendersi le responsabilità di ciò che propongono. Stiamo parlando del futuro di migliaia di cittadini e lavoratori, chi preferisce può liberamente scegliere di non partecipare.

Da Ministro lo accetto, ma ne trarrò le dovute conseguenze. È finita l’epoca delle riunioni che escludono i cittadini da qualsiasi tipo di discussione. Il nostro metodo è un altro. Fa rima con partecipazione e trasparenza. Gli altri metodi, sbagliati, e i vecchi schemi mentali ci hanno portato dove siamo oggi e non ripeteremo gli errori di chi ci ha preceduto."


Non avendo la minima idea di che cosa fare con l'Ilva, il ministro di Maio, questa volta nei panni di ministro dello Sviluppo economico, butta la palla al centro con l'intenzione di ritardare qualsiasi decisione con la scusa delle ferie di agosto.

Chiudere la più grande acciaieria in Italia e tra le maggiori in Europa per trasformarla in un parco a tema che i turisti possono visitare in estate o nei fine settimana è l'idea dell'ispiratore del Movimento, Beppe Grillo, che prende spunto dall'esperienza tedesca del Bacino della Ruhr. Il problema, però, è che 14mila persone per gestire il parco a tema Ilva sono un po' troppe. Forse, e chissà se lo abbia capito o meno, anche Di Maio adesso lo ha presente. Quindi, ancora una volta, le certezze del Movimento 5 Stelle rispetto alle promesse della campagna elettorale si devono scontrare con la realtà dei fatti.

Non sapendo che pesci prendere, Di Maio riunisce al Mise tutti coloro che, in un modo o nell'altro in questi anni si sono occupati di Ilva, anche protestando perché gli impianti venissero chiusi.

Il sindaco di Taranto, il Pd Rinaldo Melucci, informato della cosa, ha detto che non andrà alla riunione, definendo la convocazione di Di Maio una «sceneggiatura ben congegnata per coprire il vuoto di proposte e di coraggio.»

Per Melucci, «l'invito al tavolo Ilva del 30 luglio è stato revisionato, non integrandolo magari coi parlamentari ionici, ma estendendolo addirittura ad una serie di sigle pseudo associative e comitati, tra i quali si rinvengono quelle delle aggressioni in Prefettura nel giorno dell’ultimo tragico incidente nello stabilimento, sigle dunque spesso inclini al dileggio delle Istituzioni, sigle che hanno parte della responsabilità di aver lacerato la comunità ionica in questi anni.

Il Ministro Di Maio ha perciò scelto i suoi interlocutori e ha tracciato definitivamente la linea dei lavori, contro ogni nostro ulteriore possibilismo. Il Comune di Taranto, pertanto, non parteciperà a nuove iniziative in questa forma.

L’azienda e i Commissari sanno dove trovare il sindaco quando la legge della Repubblica Italiana prevederà il suo coinvolgimento.»

Ma un merito, con questa iniziativa, Di Maio l'ha avuto... quello di mettere in evidenza le contraddizioni del Partito Democratico, come dimostra il seguente "cinguettio" del presidente della regione Puglia, il Pd Michele Emiliano:


Emiliano che poco prima, a chi lo criticava via social, aveva risposto in questo modo: «Avete distrutto il più bel partito della sinistra europea, parlate ancora e volete cacciare chi come me vi aveva avvertito che stavate sfasciando tutto. Renziani incoscienti, arroganti e antidemocratici.»

E per fortuna, dopo la batosta elettorale, il Partito Democratico doveva prendere atto degli errori del passato!

A conferma di quanto appena detto qualche ora dopo arriva la "chiosa" dell'ex ministro Carlo Calenda, neo convertito sulla starda per il Nazareno che su twitter fa la seguente dichiarazione, destinata a Michele Emiliano: