Anche se la campagna elettorale riguarda le europee, immancabilmente, i due vicepremier titolari del Governo del cambiamento ogni volta che si fanno intervistare vengono incalzati sulla politica interna riguardo il futuro dell'attuale esecutivo ed i problemi di carattere economico che affliggono il Paese, anche in relazione alla crescita.

In base alla legge di bilancio varata per il 2019, se la crescita economica non coprirà i conti di tutti i "meravigliosi" provvedimenti varati dal Governo per l'anno in corso, nel 2020 scatterà la prima clausola di salvaguardia che prevede aumenti dell'Iva per oltre 20 miliardi.

Quindi, visto che la crescita economica dell'Italia, anche per cause che non riguardano solo il nostro Paese, sarà ampiamente sotto le attese, sono in molti a voler sapere in che modo il Governo riuscirà ad evitare l'aumento dell'Iva.

La risposta del vicepremier Salvini è categorica: l'Iva non aumenterà... punto! Perché? Perché lo ha detto lui, provocando, a seconda della circostanza applausi e selfie di rito. Inutile chiedere ulteriori spiegazioni in relazione al come ciò potrà accadere! La gente applaude comunque.

A questo punto, però, non si capisce neppure perché da Salvini non si pretenda anche che trasformi l'acqua in vino o il rame in oro. Se è capace di fare miracoli, allora sfruttiamolo a dovere!

L'altro vicepremier del cambiamento, Di Maio, è più razionale, anche se ugualmente vago. A chi gli chieda come eviterà aumenti dell'Iva, non risponderà direttamente, ma "prima di tutto" inizierà ad elencare il rosario delle cose fatte e da fare di questo Governo, facendo intendere, ma senza dichiararlo, che tali provvedimenti faranno crescere comunque il Pil dell'Italia al di là delle previsioni, disinnescando così il pericolo Iva.

Nella sostanza, però, nessuno dei due è finora stato in grado di dare sul problema, reale, delle risposte credibili, tanto che il ministro dell'economia Tria ha detto che, stando così le cose, l'Iva il prossimo anno aumenterà... per certo!

Se ciò dovesse accadere, dal 1 gennaio 2020 l'aliquota ridotta del 10 salirà al 13 per cento e quella ordinaria del 22 al 25,2 per cento.

Ma quali sarebbero le conseguenze?

Secondo la Cgia di Mestre, in base a quanto dichiara il suo segretario Renato Mason, «di fronte a una crescita economica ancora molto timida e incerta, l'eventuale incremento dell'Iva condizionerebbe negativamente i consumi interni e, conseguentemente, tutta l'economia, penalizzando in particolar modo le famiglie meno abbienti.

Già oggi siamo tra i principali Paesi dell'Area euro ad avere l'aliquota ordinaria Iva più elevata. Se da noi è al 22 per cento, in Spagna è al 21, in Francia al 20 e in Germania al 19. Con un ritocco all'insù di 3,2 punti, saliremmo a 25,2. Nell'Eurozona nessuno potrebbe contare su un'aliquota così elevata».

E chi verrebbe penalizzato maggiormente da un eventuale aumento dell'Iva?

Secondo il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo, «in termini assoluti sarebbero i percettori di redditi più elevati, visto che a una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa.

La misurazione più corretta, tuttavia, si ottiene calcolando l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva sulla retribuzione netta di un capo famiglia. Adottando questa metodologia, l'aggravio più pesante interesserebbe i percettori di redditi bassi e, a parità di reddito, le famiglie più numerose».


Ma i problemi non finiscono qua.

Sempre secondo quanto afferma la Cgia, "se l'incremento delle aliquote Iva non verrà disinnescato, oltre ai pesanti effetti recessivi sull'economia, l'Italia rischia anche un forte aumento dell'evasione.

Infatti, il possibile aumento di 3 punti percentuali dell'aliquota ridotta e di 3,2 di quella ordinaria interesserebbe anche i servizi di manutenzione e di riparazione, gli onorari dei liberi professionisti e le ristrutturazioni edilizie.

Con questo aumento d'imposta, di fatto, molti clienti finali sarebbero spinti a non pagarla affatto, evitando di richiedere al prestatore del servizio la fattura o la ricevuta fiscale".