Julian Assange: una voce nel deserto
La libertà scaturisce dalla capacità di sottrarci alle illusioni che ci accompagnano per tutto il corso della nostra esistenza travestite da modelli imposti dal consumismo che depriva l’essere umano della sua unicità distogliendolo dalle effettive priorità per dirigerlo verso un vuoto di coscienza e di sentimenti. Purtroppo c’è chi ha accumulato fortune immense vendendo illusioni. Oggi è evidente il generale processo di assopimento delle coscienze; il bianco e il nero sono stati sostituiti da una immensa zona grigia dove tutto viene compreso, giustificato e perdonato. Ogni giorno si assiste a pubbliche “autoassoluzioni” e a “condanne” senza appello, di fatto la giustizia sommaria praticata quotidianamente da individui senza scrupoli si avvale di tribunali virtuali nei quali si usano la diffamazione e il ludibrio per umiliare ed annientare l’onesto, dileggiare il virtuoso, incutere paura per isolare chi ha il coraggio di non cedere ai ricatti: un tribunale dove la parte lesa è la verità.
Abbiamo tutti bisogno di verità e di giustizia, abbiamo bisogno di vederci chiaro nei luoghi bui che inghiottono i nostri diritti, che offendono la coscienza universale alla quale contribuiamo tutti con il nostro pensare, sentire ed agire.
La rete è uno strumento a doppio taglio: o lo si usa per diffondere la verità o per diffondere la menzogna, non vi sono zone grigie occorre solo saperlo fare e farlo bene. L’affaire Julian Assange è emblematico! Il sistema difende i suoi interessi annientando un uomo che ha avuto il coraggio di mostrare al mondo cosa i governi occidentali e in particolar modo gli USA nascondono nei luoghi bui: verità inconfessabili e orrendi crimini commessi a danno dei più deboli l’importante è che nessuno ne venga a conoscenza. L’ipocrisia è diventata di fatto la regola morale che guida la politica estera di una potenza che esporta il suo modello di “democrazia capitalista” utilizzando operazioni destabilizzanti occulte e guerre per procura. Inneggiando a principi sovrani lesi si radono al suolo interi Paesi facendo accumulare alle multinazionali immense ricchezze “sporche” di sangue prima con la vendita di armi e poi con la ricostruzione, queste sono le vere ragioni che fanno scoppiare i conflitti.
La tecnologia ci ha iniziato all'uso della rete che rappresenta uno strumento di potere estremamente efficace perché può penetrare capillarmente nel tessuto sociale a livello mondiale per inculcare nelle coscienze modelli progettati ad hoc per fini non certo nobili; manipolare l’informazione e spacciarla per autentica ed affidabile; modificare e appiattire la cultura su paradigmi prefabbricati; innalzare o abbassare i livelli di tolleranza su aspetti morali, civili, politici, economici e comportamentali; modificare l'assetto economico/politico di un Paese e così via.
Nel giugno del 2013 viene recensito dal New York Times il libro “The New Digital Age” scritto a quattro mani dal presidente della Google Eric Schmidt e dal suo stretto collaboratore Jared Cohen che si conobbero e strinsero amicizia nel 2009 visitando Bagdad ridotta ad un cumulo di macerie. Furono proprio le macerie ad ispirarli! Compresero come l’hi-tech poteva e doveva divenire un potente strumento della politica estera americana.
Poco dopo il Guardian e il Washington Post pubblicarono i primi documenti segreti divulgati da Edward Snowden.
E’ interessante leggere alcune parti della valutazione critica che ne fa Assange perché è un esempio di libertà d’opinione e senso critico che in Italia sono ormai latitanti da moltissimi anni.
“La nuova era digitale presenta un progetto sorprendentemente lucido e provocatorio di imperialismo tecnocratico, messo a punto dai due stregoni più celebri, Eric Schmidt e Jared Cohen, che hanno inventato un nuovo idioma per il potere globale degli Stati Uniti nel XXI secolo e in cui si riflette l’alleanza sempre più stretta tra il Dipartimento di Stato USA e la Silicon Valley, incarnata nell’amicizia, tra il presidente esecutivo di Google e tra Schmidt e Cohen, ex consigliere di Condoleeza Rice e di Hillary Clinton, e attuale direttore di Google Ideas.”
(….) “Il libro esalta la tecnologia e il suo potere di rimodellare i popoli e le nazioni del mondo, volenti o nolenti, a immagine e somiglianza della superpotenza dominante. Lo stile è terso, l’argomentazione è priva di esitazioni, la lezione…. banale. Il libro non è però destinato alla lettura, bensì costituisce una grande dichiarazione d’intenti rivolta a possibili alleati. La nuova era digitale è, soprattutto un tentativo di Google di imporsi come profeta geopolitico degli Stati Uniti, come l’unica azienda in grado di rispondere alla domanda “Dove dovrebbe andare l’America?”. Non c’è quindi da sorprendersi che sia stato chiesto ad un campione rappresentativo dei più noti guerrafondai del pianeta di apporre il proprio sigillo su questo inno di soft power occidentale. I ringraziamenti menzionano al primo posto Henry Kissinger, il quale, insieme a Tony Blair e all’ex direttore della CIA Michael Hayden, ha raccomandato in anticipo la lettura del libro.
Nella ‘Nuova era digitale’ Schmidt e Cohen si caricano lietamente sulle spalle il fardello del geek bianco, con l’aggiunta di una democrazia spruzzata di appropriati ed ipotetici personaggi di colore, pescatrici congolesi, designer del Botswana, attivisti anticorruzione salvadoregni e pastori Masai analfabeti del Serengeti, tutti docilmente accorsi per dimostrare le virtù emancipatrici dei telefoni Google collegati alla catena di distribuzione delle informazioni dell’impero occidentale.
Gli autori offrono una descrizione sapientemente banalizzata del mondo del futuro: i gadget dei prossimi decenni assomiglieranno moltissimo a quelli attuali, solo saranno più cool. Il ‘progresso’ è guidato dall’inarrestabile espansione della tecnologia di consumo americana su tutta la superficie della terra. Già oggi ogni giorno si attivano un milione di nuovi dispositivi mobili dotati del software prodotto da Google. Ben presto quest’ultimo, e quindi il governo degli Stati Uniti, si interporrà tra le comunicazioni di tutti gli esseri umani che non vivono in Cina (cattiva Cina). Le merci diventano ogni giorno sempre più meravigliose, gli yuppies del mondo possono dormire, lavorare e fare spese in modo sempre più confortevole; la democrazia è sempre più insidiata dalle tecnologie di sorveglianza e controllo; e l’ordine mondiale presente, con il suo sistema di dominio, intimidazione e oppressione, continua ad esistere, ignorato, indisturbato o solo lievemente perturbato.”
La critica continua ancora più corrosiva offrendo un’analisi del contenuto del libro disincantata e rivelatrice di arcani infatti riferendosi alla insurrezione egiziana avvenuta nel 2011 prende le parole di un esperto della politica estera americana, un autentico mago: ”L’uso della tecnologia digitale per mobilitare le piazze rende le rivoluzioni’ più facili da avviare’ ma ‘più difficili da portare a termine’.” Questo è il parere di Kissinger che completa il concetto sottolineando che: " La mancanza di leaders forti porterà alla formazione di governi di coalizione destinati a degenerare di nuovo in regimi dittatoriali". Amen!
Assange continua (…) “Il libro rispecchia i tabù e le ossessioni istituzionali del Dipartimento di Stato americano: gli autori evitano di criticare Israele e l’Arabia Saudita; pretendono in modo alquanto sorprendente, che il movimento di indipendenza dell’America Latina, grazie al quale negli ultimi trent’anni molti Paesi sono riusciti a liberarsi dalle plutocrazie e dalle dittature appoggiate dagli Stati Uniti, non sia mai esistito. Quando parlano dei ‘leaders che invecchiano’, invece, guardano Cuba e non vedono l’America Latina. E, ovviamente, mostrano un timore esagerato dei due spauracchi preferiti da Washington: la Corea del Nord e l’Iran. Gli autori fantasticano sull’avvenire di gruppi rivoluzionari ‘adeguatamente finanziati’: una nuova ‘generazione di consulenti’ si servirà ‘dei dati per costruire e ottimizzare un personaggio politico’ mentre la ‘mappatura della sua funzione cerebrale’ e altri ‘ strumenti diagnostici sofisticati’ permetteranno di ‘valutare i punti deboli del suo repertorio politico’. (….) Google, nata come espressione di una cultura indipendente, quella creata dagli studenti di informatica delle università californiane – una cultura decorosa, umana e divertente -, quando ha dovuto confrontarsi con la spietata realtà del mondo, ha legato le sue fortune a quelle dei centri di potere tradizionali di Washington, dal Dipartimento di Stato alla National Security Agency.
Sebbene sia responsabile di una frazione infinitesimale delle morti violente che avvengono nel mondo, il terrorismo è uno dei temi preferiti nei circoli politici statunitensi. È un feticcio a cui bisogna rendere omaggio e così ‘il futuro del terrorismo’ occupa un intero capitolo, in cui ci viene spiegato che il terrorismo di domani sarà un ‘cyberterrorismo’. Nelle pagine successive abbondano i toni allarmisti, come nello scenario, degno di un film catastrofista, in cui i cyberterroristi si impadroniscono dei sistemi di controllo del traffico aereo americano e cominciano ad inviare aerei a schiantarsi contro gli edifici, interrompono l’erogazione della corrente elettrica e lanciano missili nucleari. Poco dopo gli autori descrivono a tinte altrettanto fosche gli attivisti colpevoli di partecipare a sit-in digitali.”
Julian Assange definisce il contenuto de ‘La nuova era digitale’ “un seme sinistro destinato a germogliare, anche se nessuno dei due autori possiede il linguaggio necessario per intuire, e ancor meno esprimere, il titanico male accentratore che stanno costruendo. " Schmidt e Cohen scrivono in merito: “Ciò che la Lockheed Martin era nel XX secolo, la tecnologia e la cybersicurezza lo saranno nel XXI”.
Come affronta Assange il problema della privacy che riguarda ciascuno di noi, ogni giorno siamo un bersaglio perché accendiamo il nostro computer e lo utiliziamo per attingere a molteplici informazioni offrendo molti dati preziosi sulle nostre abitudini e necessità.
"Lo sviluppo della tecnologia dell'informazione simboleggiata da Google prefigura la morte della privacy per la maggioranza di noi e fa compiere al mondo un passo verso l'autoritarismo. Questa è anche la tesi principale del mio libro 'Cypher-punks'. Ma Schmidt e Cohen, pur ammettendo che la morte della privacy aiuterà i governi delle 'autocrazie autoritarie' a 'prendere di mira i propri cittadini', sostengono anche che per i governi delle democrazie 'aperte' si tratterà invece di 'una manna dal cielo' che gli consentirà di 'rispondere con più efficacia alle esigenze dei cittadini e dei consumatori'. In realtà, l'erosione del diritto alla privacy e la conseguente centralizzazione del potere rendono gli abusi inevitabili anche in occidente, rendendo le società 'buone' sempre più simili alle 'cattive'.
Nel libro vi è un capitolo che tratta le 'autocrazie autoritarie' "per condannare le varie pratiche repressive di sorveglianza: leggi che mirano a inserire nel software delle back-door per spiare i cittadini, oltre che per monitorare i social network e raccogliere i dati sensibili di intere popolazioni. Tutte queste misure sono già ampiamente diffuse negli Stati Uniti. In realtà è stata proprio Google a insistere per l'adozione di alcune di esse, come la richiesta che ciascun profilo online sia ricollegabile a un nome reale."
Tale sistema sta soffocando gradualmente anche la libertà di stampa e porta l'esempio di quanto è accaduto all'Assosciated Press e al giornalista di Fox News James Rosen a seguito delle indagini svolte che hanno avuto conseguenze definite agghiaccianti ma nesuno parla del ruolo svolto nella vicenda da Google nel "soddisfare la richiesta del governo di consegnare i dati in suo possesso"
Assange conclude: “Senza neppure capire bene come, gli autori hanno aggiornato e attuato in modo indolore la profezia di George Orwell. Se si vuole una visione del futuro, basta immaginare i volti inespressivi di una folla condannata per sempre ad indossare i Google Glass direttamente collegati con Washington. I fanatici del culto della tecnologia di consumo non troveranno quindi spunti di ispirazione – non che ne abbiano particolarmente bisogno. Il libro resta tuttavia una lettura essenziale per chiunque sia coinvolto nella lotta per il futuro, in base ad un semplice imperativo: conosci il tuo nemico.”
Si ha la netta sensazione di essere spinti verso una dimensione gelida, sconosciuta e soprattutto estranea alla nostra natura umana. È un dovere e un diritto sottrarci a tale destino. Dobbiamo a persone come Assange gratitudine e solidarietà per il patrimonio di verità che ci ha offerto senza contropartita, occorre molto coraggio affrontare un simile mostro che vuole nutrirsi della nostra dignità, ognuno di noi, nei limiti delle nostre possibilità, è chiamato a fare la cosa giusta, il prezzo che si deve pagare non è quantificabile, solo alla fine possiamo chiederci se ne è valsa la pena!