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6 aprile 2020 – Casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, scena della “macelleria messicana”: manganellate, calci, schiaffi, umiliazioni, violenze inaudite. Deve passare più di un anno prima che la magistratura e il Ministero di Grazia e Giustizia prendano provvedimenti costretti dalle terribili immagini pubblicate dal giornale Domani e la circolazione in rete dell’orribile filmato che mostrava le “belve in divisa” che vigliaccamente sfogavano i loro istinti criminali su degli indifesi.

Questa è la testimonianza di un detenuto costretto su di una sedia a rotelle: “Sono stato il primo ad essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle. Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità, ma l'abbiamo mantenuta. Sono loro i malavitosi perché vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto, ma non dobbiamo pagare con la nostra vita. Voglio denunciarli perché voglio i danni morali”.

Una sentenza emessa da un giudice in nome del popolo italiano stabilisce che il condannato sia temporaneamente isolato dalla collettività in una prigione: il vivere deprivato della sua libertà è il massimo che un paese civile può infliggere come punizione e tale periodo deve essere impiegato per il recupero e il reinserimento nella società del condannato. 

Di fronte a tale vergogna chi si presenta a onorare simili individui che hanno tradito la Costituzione e disonorato la dignità e la libertà individuale degli esseri umani che erano stati loro affidati in custodia? L’ex ministro dell’Interno Salvini! Un “uomo dello Stato” che mostra solidarietà a degli aguzzini travestiti da polizia penitenziaria.  Il giorno dopo lo scoppio dello scandalo, con una coerenza adamantina, Salvini si presenta per solidarizzare con chi ci lavora, non con chi è recluso ed è stato massacrato di botte. Incontrava la direttrice Elisabetta Palmieri, un gruppo di agenti, i dirigenti del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria ma ha evitato con cura di avvicinarsi a quei “brutti, sporchi e cattivi” dei detenuti e alla loro garante Emanuela Belcuore che, evitava con cura di incontrarlo e per l’occasione, dichiarava testualmente: “Sono qui per incontrare chi vive in cella, non per le sfilate politiche”.

La Costituzione si ferma alle soglie degli istituti di pena e in moltissime caserme dei “tutori dell’ordine”, un esempio per tutti: Stefano Cucchi.

Il 6 aprile 2020 veniva disposta oralmente dal provveditore alle carceri Antonio Fullone una perquisizione straordinaria: per quale motivo? Come mai è degenerata in un massacro? Il 22 aprile lo stesso Fullone inviava una relazione che non conteneva alcun particolare dei gravi episodi di violenza avvenuti nell’istituto di pena. I PM lo accusano di aver disposto una “perquisizione arbitraria e abusiva perché operata al di fuori dei casi previsti dalla legge”.

Il capo del Dap Francesco Basentini dichiarava ai PM, testualmente: “Durante la mia esperienza non ricordo alcuna situazione in cui il provveditore regionale abbia disposto una perquisizione straordinaria orale, non ho idea se ciò sia mai accaduto. Non sono stato mai informato delle modalità formali, scritte o meno, attraverso cui era stata disposta una perquisizione straordinaria od ordinaria, non rientrando ciò nelle funzioni del capo del Dap”. Alla fine tra il “non sono stato informato”, il non considerare degna di considerazione una denuncia presentata dalla compagna di uno dei detenuti sottoposto a violenze e il covid tutto viene abbandonato all’inerzia, Basentini continua: “(…) inoltre le ispezioni straordinarie non possono essere disposte finché non c’è un nulla osta dell’attività giudiziaria. Anche se avessi voluto disporre l’ispezione straordinaria il 17 aprile non sarebbe stato possibile: non entrava nessuno in carcere, era tutto sospeso per il Covid”.

Sono state le mogli e le compagne dei detenuti ad aprire uno spiraglio sull’infamia consumata in quel reparto, sono stati i detenuti degli altri reparti ad informarle dell’accaduto perché avevano sentito le urla. Mosse da queste segnalazioni le donne raccoglievano varie testimonianze che combaciavano e formalizzavano le denunce. 

Ci sono dettagli raccapriccianti. Il fratello del compagno della prima denunciante dice di essere stato violentato con un manganello. La circostanza è citata nell’ordinanza di misure cautelari. “Ci ho messo quattro giorni per completare la denuncia. E ora sono preoccupata perché il mio compagno ad Ariano Irpino ha riconosciuto tre agenti che parteciparono alle percosse, che forse non sono stati nemmeno indagati, e ha paura di ritorsioni”.

Non sarebbero gli unici: con lo stesso passaparola dell’anno scorso, la signora sostiene che ci siano agenti in servizio e pronti a vendicarsi anche nei penitenziari di Bellizzi e Secondigliano. 


Mi domando: che cosa ha scatenato in quegli individui tanta bestialità? Forse sarebbe più appropriato dire che i selezionatori hanno ignorato che tali individui provenivano da ambienti altamente inquinati dalla violenza, con tendenze criminali e di vocazione nazi-fascista, non mi meraviglierei di trovare molti affigliati di movimenti organizzati di destra i cui capi li hanno addestrati alla violenza, al razzismo e agli abusi fin dalla loro adolescenza all’insaputa dei genitori. I reclutatori di giovani sono presso tutte le amministrazioni locali di “centro-destra”.  

Le “forze dell’ordine” praticano la violenza e abusi sistematicamente non solo nelle carceri ma anche nelle loro caserme e sul territorio, in particolar modo i carabinieri la cui presenza è capillare: non solo nei confronti dei pregiudicati ma anche di comuni cittadini che non commettono reati ma addirittura li subiscono com’è accaduto a me. Nessuno ha il coraggio di denunciare i loro abusi perché hanno corsie preferenziali nelle procure e con alcuni Pm ai quali presentano dei casi “aggiustati a dovere” per favorire sé stessi, i loro amici e gli appartenenti alle cricche politiche con le loro corti dei miracoli; colludono con gli spacciatori; commettono reati non solo come pubblici ufficiali ma anche come cittadini sicuri di rimanere impuniti. Attenzione parlo delle troppe mele marce che spuntano a ogni dove e che rovinano la reputazione di coloro che onorano la Costituzione.


Il clamoroso caso accaduto a Piacenza è scaturito da una segnalazione di un ufficiale dei carabinieri che evidentemente aveva a cuore la dignità del corpo a cui apparteneva: mai accaduto prima che una Procura della Repubblica “sottoponesse” a sequestro penale una caserma, la Levante di Piacenza appunto, perché in essa si erano consumati dei gravi reati: i carabinieri arrestati sono stati definiti: “Traditori dello Stato”. Uno della cricca, Montella, dinanzi al PM dichiarava: “Ammetto tutto. Ma dentro la caserma tutti sapevano, fino al comandante”. 

“Quello che la procura deve chiedersi e che deve chiedersi anche l’Arma è come sia stato possibile che un appuntato dei carabinieri con un atteggiamento in stile Gomorra abbia acquisito tutto questo potere”. In un’intercettazione, infatti, è lui stesso a citare la serie tv: “Guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato “: un autentico affronto alla dignità dello Stato.

Dalle intercettazioni emergono delle personalità disturbate e pericolose: questa situazione durava da anni, addirittura si esibivano sui social sventolando mazzette di euro, bagni in piscina, non si sono fatti mancare nulla. È istruttivo leggere stralci di alcune intercettazioni telefoniche, deposizioni di testimoni e dichiarazioni della PM.

“Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili. Abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice: ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori!’ e la roba gliela diamo noi!”.  “I carabinieri tenevano altri comportamenti sopra le righe, come organizzare festini a base di stupefacente ai quali partecipavano diverse prostitute, tra le quali un transessuale che abitava a Piacenza (…) Uno di loro, poi, in più occasioni aveva sottratto parte del denaro sequestrato agli spacciatori che venivano arrestati nel corso di regolari operazioni di polizia”.

Trasportavano la droga sequestrata e desinata allo spaccio utilizzando auto di servizio per eludere i controlli dei colleghi sfruttando l’appartenenza alle forze dell’ordine. Per permettere a un loro spacciatore di muoversi sul territorio nel periodo della pandemia gli consegnavano un documento con timbro ufficiale per poter “uscire fuori Regione” durante l’emergenza coronavirus e recuperare la droga. “Piacenza stava ancora contando i suoi morti e questo signore firma e controfirma un’autocertificazione per permettere allo spacciatore di muoversi verso la Lombardia”. Tutti gli illeciti più gravi “sono stati commessi nel lockdown”, aggiunge il procuratore, “con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla presidenza del consiglio. 

La PM Pradella spiega il ruolo svolto dal comandante della compagnia che è stato “spinto” ad eseguire arresti illeciti in pieno accordo con il comandante di stazione quest’ultimo presente in caserma durante presunti episodi di torture e pestaggi. Sembra che tale “stile operativo” veniva tollerato perché il numero degli arresti annui era statisticamente apprezzabile.


Pensate che il 90% delle denunce penali passano per le mani dei carabinieri che fanno da “filtro” tra i cittadini e le procure.

Borsellino poco prima di morire disse alla moglie che “un amico” lo aveva tradito. Chi ha umiliato lo Stato trattando con la mafia? Come mai le “forze dell’ordine” presenti fuori dai cancelli della FedEx hanno assistito al pestaggio di lavoratori da parte di “provocatori” assoldati dagli imprenditori? Perché il governo dei “migliori” sta smantellando tutte le riforme dirette a proteggere le fasce più deboli lasciando mano libera al potere economico di umiliare e ricattare che lavora? 

Personalmente sono convinta che il potere economico vuole lo scontro sociale per imporre con la violenza le proprie ingiuste condizioni: occorre non accettare lo scontro e adottare iniziative pacifiche per vanificare tale programma. 

Visto che i nostri rappresentanti in Parlamento non sono affidabili spedire qualche “milioncino” di educatissime email con un testo concordato e dedicato per argomento, alla Cartabia, a Cingolani, a Draghi, alla Lamorgese, al Senato, alla Camera e perché no, al Quirinale da parte di chi non vuole farsi prendere in giro: sarebbe un’ottima iniziativa democratica a costo zero e dimostrerebbe che ci siamo, siamo presenti e non condividiamo: per la nomina del prossimo Presidente della Repubblica e per le prossime elezioni non dicano che non li avevamo avvertiti prima. 

 In questo sciagurato Paese la parte lesa è la civiltà!