I social sono mezzi potentissimi di comunicazione, milioni di persone pigiano freneticamente e continuamente sulla tastiera la propria vita, frammenti di vita, attimi riversati all’improvviso. Frasi, fotografie, vignette, che in quell’istante ritrovano il proprio sentire. Lanciate come una bottiglia in mezzo al mare a voler dire qualcosa.

A volte, non sappiamo bene cosa veramente vorremmo dire, oltre il desiderio di apparire, di catturare like, di arrivare al “sogno” di diventare virali. Convinti e contenti di avere un posto dove giocare anche da adulti, distratti dalla loro potenza che non riconosciamo e non usiamo. Nascosti dietro uno schermo quando qualcosa di diverso fa capolino e cerca invece di parlare, di dire… Acchiappa argomenti spinosi e li mette in bella vista con il desiderio di smuovere attenzione, condivisione, comunanza; di provare a uscire dal pantano dell’indifferenza anche solo con il naso; di sbirciare fuori la coltre di leggerezza e banalità. E quello scritto diventa origliato o semplicemente scavalcato. Se viene anche solo origliato è già un risultato.

Leggere è un risultato. Scovare nell’immenso braciere letture interessanti sulle quali è bello soffermarsi è un talento che bisogna allenare. E anche il desiderio dobbiamo allenare, il desiderio di essere curiosi, di fare domande, di cercare risposte, di fermarsi ad ascoltare. Sono mezzi potenti, ne possiamo fare ciò che vogliamo, dipende da noi finire nel grande braciere perché abbiamo un gelato in mano, stiamo addentando una pizza o sorseggiando un aperitivo oppure… L’una strada non esclude l’altra ma è la moltitudine di gelati che fa arricciare il naso e lascia sorrisi sbiechi.

Chi scrive, chi ama scrivere, scrive e basta. Non si preoccupa di piacere o non piacere. Certo è bellissimo e gratificante essere letti ma il piacere dello scrivere risiede unicamente nella scrittura stessa e nel desiderio di lasciare libera la penna. Nel grande braciere esistono regole alle quali bisognerebbe sottostare per raggiungere tanti utenti.

Ma il numero di follower è davvero così importante? O vale più chi ti segue per quello che sei e che scrivi e non per quello che vogliono farti essere? Le domande sono lì tronfie davanti a me. Le guardo, le scruto. La libertà che mi prendo è restare fuori schemi prefissati del troppo lungo, troppo corto. La libertà che si prende chi incappa in me è leggere o non leggere. Corro il rischio. È più importante scrivere. È più importante esprimersi.

È più importante tentare di confrontarsi. Mi capita di leggere post lunghissimi e bellissimi e post corti orrendi, scritti male, non riletti, zeppi di errori. Picchiamo sulla tastiera e lanciamo… Senza un attimo di indecisione ci tuffiamo nella ipotetica fragrante zuppa dei like. E il nostro ipotetico lettore? A lui quando pensiamo? Se non rileggiamo prima di pubblicare di lui non ci importa niente e stiamo togliendo anche valore al nostro scritto. Ma se non ci importa niente del nostro lettore da lanciare frasi sconnesse e disarticolate condite di gelati, pizze e aperitivi, perché le lanciamo?

E se sei felice e tu lo sai batti le mani…

Abbi Cura Di Te