Le conseguenze dei Cambiamenti Climatici sono sempre più tangibili: tutti i Paesi vi sono esposti e la gravità degli impatti varia nei territori a seconda delle condizioni meteoclimatiche, geografiche, socioeconomiche e dei relativi parametri di rischio (pericoli, esposizione, vulnerabilità). Alle strategie di mitigazione finalizzate alla riduzione delle cause delle emissioni di gas climalteranti, vanno integrate misure di adattamento di diversa matrice, volte a ridurre gli impatti diretti e associati, attraverso la protezione e il rafforzamento dei sistemi naturali, economici e sociali, nel rispetto del principio della Giusta Transizione, vale a dire processi tesi allo sviluppo di un sistema rispettoso del principio di sostenibilità ambientale ed economica, ma anche giusto e inclusivo.
Le misure di adattamento sono necessarie a tutti i livelli, in coerenza con le strategie di riduzione del rischio da disastro – indotto direttamente o indirettamente dai Cambiamenti Climatici o di altra natura – e nel quadro più ampio dello Sviluppo Sostenibile (Agenda 2030 United Nations UN), con piani di azione generali che delineano la cornice di riferimento e piani di azione specifici per considerare le diversità locali e territoriali. Tra questi, le soluzioni verdi (Nature-Based Solutions, NbS) sono fondate sul rafforzamento dei sistemi naturali, delle quali co-beneficiano la riduzione della perdita di biodiversità e dell'inquinamento.
La disponibilità di informazione statistica è alla base della conoscenza per la definizione delle azioni e delle priorità per ridurre la vulnerabilità dei sistemi umani e naturali, per minimizzare i danni e le perdite, privilegiando la prevenzione. Molteplici ambiti della statistica economica, sociale e ambientale possono essere considerati in un connesso ecosistema di dati e fonti statistiche.
L'Istat produce misure statistiche rilevanti nel contesto dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della riduzione del rischio da disastri, da analizzare considerando sinergie e effetti a cascata tra fenomeni.
Così, facendo riferimento ai framework internazionali, il nostro istituto statistico ha pubblicato un report in cui fornisce alcuni elementi specifici di analisi collegate anche indirettamente ai Cambiamenti Climatici, in tema di impatto e adattamento e relativi a due specifici e distinti contesti settoriali e territoriali:
- il contesto urbano, fortemente colpito dagli aumenti di temperatura dell'aria, con condizioni di calore critiche, amplificate dal fenomeno microclimatico denominato “Isola Urbana di Calore” (UHI), pericoloso per la salute umana, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione;
- il settore dell'agricoltura, che si trova a dover affrontare la grande sfida degli effetti negativi dei Cambiamenti Climatici: zone climatiche che negli ultimi decenni si sono spostate verso il Polo in entrambi gli emisferi, cambiamento dei pattern di temperatura e precipitazione, aumenti di eventi estremi che minacciano la sicurezza alimentare in molte aree del Pianeta, in un contesto estremamente dinamico e vulnerabile, considerata la concatenazione tra la crisi climatica, ambientale, economica e geopolitica. Alcuni indicatori del 7° Censimento generale dell'agricoltura vengono presentati sulla base della classificazione territoriale per Ecoregioni.
"I Cambiamenti Climatici (CC) osservati su scale temporali estremamente ampie - riporta l'Istat - possono essere collegati a fenomeni fisici naturali (circolazione di correnti oceaniche, attività vulcaniche, radiazione solare, orbita terrestre).
Vi è consenso scientifico nel ritenere che le attività antropiche siano la causa primaria del riscaldamento globale e dei rapidi mutamenti del clima rilevati dalla seconda metà del XX secolo. Nell’ultima Conferenza Annuale delle Nazioni Unite sui CC di Dubai (Dicembre 2023) è stata confermata la soglia obiettivo per limitare l’aumento della temperatura media globale a +1,5°C rispetto all’era pre-industriale (definita nell’Accordo di Parigi 2015).
Studi geofisici evidenziano che gli effetti dei CC sono amplificati e più evidenti negli hotspot climatici: calotte polari, aree montane, Mediterraneo, aree urbane. Molto esposte per densità di popolazione, infrastrutture, attività economiche e patrimonio artistico, le città sono al centro delle sfide dei CC e svolgono un ruolo chiave nella governance per la transizione verso la neutralità climatica. Nel territorio italiano, fragile ed esposto agli effetti avversi dei CC, gli aumenti della temperatura dell’aria e di fenomeni meteoclimatici estremi (onde di calore, notti tropicali, siccità, bombe d’acqua, alluvioni) stanno colpendo molte città del Paese, con impatti e danni talora irreversibili su ambiente, sistemi socio-economici e urbani e con perdita di vite umane. Per alcune di esse, la soglia obiettivo di +1,5°C della temperatura media appare superato in diversi anni dell’ultimo decennio.
La disponibilità di dati a scala locale in serie storiche ampie e ad elevata granularità è cruciale per analizzare i fenomeni meteoclimatici nei sistemi urbani, valutare impatti ed elementi a rischio per definire efficaci strategie di adattamento, in base al grado di esposizione delle singole aree osservate.
Tali misure statistiche meteoclimatiche sono di supporto nel monitoraggio di: Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC 2015), Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC 2020), Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR 2021), Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (SNSvS 2022) e Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC 2023).