Il due maggio è il giorno che segna l'inizio della fase operativa per la risoluzione della vicenda Alitalia. CdA ed assemblea dei soci, a meno di sorprese dell'ultimo minuto, confermeranno la mancata ricapitalizzazione dell'azienda per complessivi due miliardi di euro, indicandone la responsabilità con il NO dei dipendenti al referendum al pre-accordo del 14 aprile scorso.

Di conseguenza verrà chiesto il commissariamento dell'azienda. Il ministero dello Sviluppo Calenda indicherà il commissario (o i commissari, comunque non più di tre) che provvederà a vendere l'azienda in blocco ad un nuovo investitore, oppure a farne uno spezzatino, ma in quel caso il livello di occupazione non potrebbe essere garantito. Ulteriore possibilità, se entro nove mesi non si arrivasse a venderla, sarfebbe il fallimento di Alitalia.

Per continuare l'operatività della compagnia aerea, il governo stanzierà oltre 500 mlioni di euro, previa approvazione da parte di Bruxelles che, in ogni caso, appare scontata.

Per i sindacati, comunque, la vicenda Alitalia non può dirsi risolta, perché chiunque ne diventi nuovo azionista sarà comunque necessario subordinarne l'attività ad un vero piano industriale che ne favorisca sviluppo e operatività. In tal senso, almeno secondo Cgil, sarà necessario smettere di inseguire le low cost sul corto raggio e concentrarsi su rotte a medio e lungo raggio. Inoltre, è anche da valutare la possibilità che la nuova situazione possa finire per incidere, anche a breve, sull'indotto delle aziende che forniscono servizi alla compagnia di bandiera italiana.

Per quanto riguarda la vicenda in sé, vi è la dimostrazione di quanto le attuali norme relative al salvataggio di grandi aziende vadano riviste. Infatti, i soci Alitalia, confidando nel commissariamento dell'azienda e nell'intervento del governo, hanno presentato all'ultimo momento un piano di investimento che non avrebbe rilanciato alcunché, confidando proprio in una sua bocciatura e nel fatto che a tirar fuori i soldi in attesa di un nuovo compratore sarebbe stato, in tal modo, il governo italiano.

Ulteriore paradosso, se Alitalia dovesse fallire, i contribuenti italiani finirebbero per perdere oltre mezzo milione di euro. 


AGGIORNAMENTO

Nel pommeriggio, dopo la richiesta di Alitalia di ricorrere alla procedura di amministrazione straordinaria come annunciato in un comunicato stampa (Il Consiglio di Amministrazione, riunitosi al termine dell’Assemblea, preso atto della grave situazione economica, patrimoniale e finanziaria della Società, del venir meno del supporto dei Soci e dell’impraticabilità, in tempi brevi, di soluzioni alternative, ha deciso all’unanimità di presentare l’istanza di ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria come disposto dalla legge) in cui vengono rassicurati i clienti che i voli e le operazioni della compagnia aerea non subiranno alcuna modifica e continueranno secondo la programmazione prevista, si è riunilto il Consiglio dei Ministri per l'approvazione di un decreto legge per "Misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia S.p.A."

Alla fine della riunione, Paolo Gentiloni ha voluto precisgare che l'intervento del governo è volto solo ad assicurare l'operatività dell'azienda, escludendo qualsiasi possibilità, anche in futuro, di nazionalizzare la compagnia arera.

Quali sono in concreto le decisioni prese. Il ministro dello sviluppo, Carlo Calenda ha detto che Alitalia usufruirà di un prestito ponte di 600 milioni di euro per i prossimi sei mesi, periodo in cui per l'azienda dovrà essere trovato un nuovo acquirente.

A guidarne le sorti sarà un collegio composto da tre commissari, i cui nomi sono Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari.