Secondo quanto riportato dalla Reuter, sono state almeno sei, dallo scorso giugno, le perquisizioni effettuate nelle sedi della Chiesa cilena per sequestrare documenti, telefoni, computer e qualsiasi altro materiale ritenuto utile per l'inchiesta sugli abusi sessuali commessi da preti cattolici in Cile.

Responsabile dello sviluppo di un'inchiesta già conosciuta e di cui si pensava che i contorni fossero ormai definiti, è il procuratore Emiliano Arias, 45 anni, che in passato si è occupato di criminalità organizzata.

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Arias alle agenzie, i documenti sequestrati nelle ultime perquisizioni conterrebbero almeno 30 nuovi casi di presunti abusi sessuali risalenti al 2007, in merito ai quali la Chiesa non avrebbe riferito nulla alla polizia.

Il procuratore Arias ha dichiarato che procederà con arresti, nel caso sia ritenuto necessario, sia nei confronti dei responsabili degli abusi, sia nei confronti d color che abbiano coperto tali crimini.

Il responsabile delle comunicazioni dell'arcivescovado di Santiago, pur rifiutandosi di commentare i singoli casi della nuova inchiesta, ha confermato la collaborazione con le autorità civili, in modo da far luce su quanto accaduto.

Le perquisizioni, secondo quanto riferito da Arias, sono iniziate dopo che i responsabili della diocesi di Rancagua, capoluogo della regione di O'Higgins, avevano opposto il loro rifiuto a consegnare del materiale alla Procura, perché la richiesta avrebbe dovuto prima essere inoltrata al Vaticano perché le informazioni da acquisire erano protetto dal "segreto pontificio".

Secondo un portavoce dell'arcivescovado di Rancagua l'opposizione alle indagini della Procura sarebbe giunto direttamente dal Vaticano. Il responsabile della Sala stampa vaticana, Greg Burke, ha rifiutato di commentare.

Lo scandalo sugli abusi sessuali in Cile è stato portato all'attenzione del Papa, dopo un tentativo di insabbiamento da parte della chiesa cilena, con il rapporto dell'arcivescovo maltese Charles Scicluna di Malta, da lui spedito nel Paese sudamericano per dirimere la questione.

Dopo aver ricevuto il rapporto, Papa Francesco ha scritto una lettera aperta ai fedeli del Cile lo scorso maggio, in cui ha denunciava "la cultura degli abusi e il sistema di copertura" della Chiesa in Cile.

Successivamente, tutti i 34 vescovi cileni, a maggio, si sono recati a Roma offrendosi tutti come dimissionari. Finora, il Papa ha accettato solo cinque di quelle dimissioni, ma il numero potrebbe crescere in futuro.


Il 30 luglio è iniziata l’Assemblea straordinaria della Conferenza episcopale cilena.

Di seguito,  la nota pubblicata dal presidente mons. Santiago Silva Retamales. 

«Siamo su una strada difficile per la Chiesa cattolica in Cile. Riconosciamo gli errori commessi, ma è chiaro a tutti che questo riconoscimento non è sufficiente per vivere un nuovo modo di essere Chiesa e incarnare i valori del Vangelo. Abbiamo bisogno di un rinnovamento ecclesiale che ci coinvolga tutti. Per raggiungerlo, è indispensabile ritornare alla fonte della nostra fede: Cristo è colui che ci trasforma in figli di Dio e fratelli, e ci chiede di essere una comunità redenta che liberi veramente dalla iniquità, a partire dalla nostra.

Siamo sconvolti e costernati dalle notizie di crimini commessi da sacerdoti contro i minori e chiediamo giustizia e riparazione. Quelli di noi che professano la fede cristiana e formano la Chiesa come Popolo di Dio hanno una responsabilità speciale come costruttori del Regno e i non credenti giustamente ci sfidano, invitandoci a vivere la nostra fede con coerenza.

La vera conversione porta ad un'autentica preoccupazione per i più deboli, i poveri, gli emarginati e le vittime degli abusi. Questo è il nostro grande contributo perché lo Spirito rinnovi la nostra Chiesa: incarnare il Signore della vita e della misericordia.

Lavorare per la verità e la giustizia non è un'appendice della fede: è la sua evidenza e manifestazione di coerenza! Per questo ci impegniamo a costruire una fiducia fondata sul rispetto delle persone e della loro dignità.

Siamo incoraggiati dalla speranza che Dio ci offre la sua luce e la sua forza in mezzo agli episodi dolorosi che conosciamo e viviamo.

La strada è difficile, ma noi cerchiamo di percorrerla con la speranza posta nella promessa del Signore risorto di non abbandonare la sua Chiesa per vincere il male che ci affligge con il sincero contributo di molti.»