Esteri

Obbligo di celibato per il clero? La storia non è come sembra

Stando alla storia della Chiesa Cattolica il matrimonio del clero è stato tollerato per 1200 anni, il celibato  ha impiegato altri 700 anni per imporsi in Occidente e dopo appena un secolo deve confrontarsi col disastro.

Disastro perché, se ancora oggi i preti cattolici di rito orientale (greco-bizantino, siriaco, ecc.) possono sposarsi prima di diventare sacerdoti, solo in Italia sono circa 6mila i preti (il 20%) che hanno ottenuto le dimissioni dallo stato clericale a causa del matrimonio, mentre l'età media dei parroci è ormai di 61 anni.

Disastro perché solo in Italia sono 418 (1,5%) i preti pedofili censiti dall'associazione internazionale Eca Global (Ending ClergyAbuse), di cui 164 quelli con condanna definitiva negli ultimi 15 anni.
Andando all’Unione europea la stima è di 3,6 milioni di vittime di abusi sessuali su minori cattolici e sarebbero almeno 7,9 milioni di vittime nel mondo.

Disastro perché il celibato del clero – in termini 'etici' – si fonda sulla discriminazione delle donne, viste come causa di trasgressione e fonte di contaminazione, in quanto 'carne' e perché deboli verso Satana.

 Infatti, il dibattito tra i cristiani sul “Sacerdotalis Caelibatus” è antico quanto la Chiesa stessa e la prima traccia storica risale all'incirca al 50 d.C. quando San Paolo rispondeva a due quesiti

  • con la prima Lettera a Timoteo che indica la donna come “cagion di trasgressione",
  • con la prima Lettera ai Corinzi, dove ribadiva che “è cosa buona per l’uomo non toccare donna”, ma riconosceva che “a motivo dei casi di immoralità, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito … perché Satana non vi tenti mediante la vostra incontinenza”.

Infatti, fin dalle origini era diffusa tra i cristiani una corrente di pensiero che identificava la “carne” con l’atto coniugale se non con le donne tutte, considerandolo/e una “contaminazione”, specialmente per i sacerdoti.
Un' idea ben radicata che, a partire dal II secolo, portò all'eresia manichea ed influenzò profondamente le coscienze tutte con l'idea che il clero dovesse praticare una rigida astinenza. Ad esempio, con Tertulliano (morto dopo il 220), Ippolito (235) e Origene (253-254).

Il primo Concilio in cui si affermò l'astinenza del clero fu quello di Elvira, in Spagna nel 305-306 circa, quando ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi venne proibito avere relazioni sessuali con le proprie mogli e generare figli ed a seguire il Concilio di Calcedonia (451) introdusse il celibato solo per i monaci e ... la scomunica per le diaconesse che si fossero sposate, cosa che restava lecita per i diaconi.

A parte le donne e la loro discriminazione, la norma non ebbe particolare seguito. 
Anzi, nel VI secolo Papa Ormisda fu ordinato diacono quando era sposato - come lo erano tanti vescovi e presbiteri - e suo figlio venne eletto pontefice col nome di Papa Silverio.

Tra l'altro, l'esigenza di celibato non derivava da nobili motivi, ma dal progressivo avvento del Feudalesimo che imponeva di  mantenere finanziariamente la famiglia del clero, di attribuire l’eredità di proprietà ecclesiastiche e di garantire una posizione ai figli dei presbiteri. 
Viceversa, l'opposizione clericale al celibato nei secoli ha sempre paventato i rischi derivanti da una auto-esclusione degli eterosessuali.

Di fatto il clero cattolico convisse con le proprie mogli e con i propri figli fino al 1215 d.C. quando - nel Concilio Lateranense IV - prevalse il celibato, grazie ad una particolare formulazione del Canone.
Da un lato la sacra ordinazione diveniva un impedimento dirimente al matrimonio, dall'altro i trasgressori non potevano "pretendere di celebrare i divini misteri", con la conseguenza che i sacramenti da loro celebrati erano nulli.

In questo modo, furono i fedeli stessi a pretendere il celibato, onde non vedersi annullati battesimi e matrimoni, ma non era ancora finita, dato che ai matrimoni si sostituirono le relazioni more uxorio.

Infatti, 350 anni dopo, nel 1563, il Concilio di Trento si trovò a biasimare “quanto sia turpe e indegno del nome di chierici, consacrati al culto di Dio, vivere nell’abiezione dell’impurità e nell’immondo concubinato, lo dimostra a sufficienza il fatto in se stesso, per il comune scandalo di tutti i fedeli e il grande disonore della milizia clericale", condannando all'anatema addirittura "chiunque dica che il matrimonio è da preferirsi alla verginità o al celibato".

Intanto, era arrivata la Riforma e la controversia divenne tra protestanti (sposati) e cattolici (celibi), dopo di che venne il Secolo dei Lumi, il XVIII, quando molti pensatori domandarono l’abolizione del celibato, sostenendo che era sconosciuto alla chiesa primitiva. 
E furono forse migliaia i libri stampati sull'argomento.

Dopo la Rivoluzione Francese e con l'avvento dell'Industrialesimo, l'opposizione al celibato dei preti era ritornata talmente in vita che nel 1832 Papa Gregorio XVI dovette emettere l’enciclica “Mirari vos”, chiedendo aiuto per sventare “ l’orrenda congiura contro il celibato ecclesiastico che andava estendendosi ogni giorno più”, e aggiungeva “che alcuni ecclesiastici, ... ripetutamente, rivolgono appelli alle autorità civili per abolire questa sacra disciplina”.

Allo stesso modo, il suo successore Papa Pio IX nel famoso Sillabo del 1864 riportò in auge le condanne di 300 anni prima per chi sosteneva che “la vocazione del matrimonio è superiore a quella della verginità”.

Da allora sono trascorsi 150 anni circa e il disastro è sotto gli occhi di tutti: vocazioni in forte calo ed una certa percentuale di pedofili.

Autore italianblogger
Categoria Esteri
ha ricevuto 395 voti
Commenta Inserisci Notizia