«Ho esitato, è evidente. Ma alla fine, pur consapevole che qualcuno si risentirà (uso un eufemismo), non sono riuscito a farmi una violenza capace di indurmi a tacere. Non riesco a pensare e agire in base alle convenienze.
Quanto fatto dall’Unità nei confronti di Virginia Raggi, candidata sindaco a Roma per il M5S, non è informazione, ma una vergogna.
Sia chiaro, gli incidenti, nel nostro mestiere accadono (un po’ troppo spesso, in verità).
Ma si dimostra di avere la schiena dritta anche scusandosi (in questo caso con la signora Raggi e con i lettori) e non arrampicandosi sulle specchi contribuendo a pregiudicare la nostra già precaria credibilità.
L’idea del direttore dell’Unità che tutto è consentito, senza neanche avvertire il bisogno di chiedere scusa per un errore, perché “la comunicazione social punta molto sulla quantità e sulla velocità” può perfino essere vera, ma resta una barbarie, aggravata dalla considerazione che “il web ha modificato profondamente il giornalismo, sui siti e sui social gira di tutto”.
Il web, semmai, ha cambiato la comunicazione o, se proprio si vuole estremizzare, l’informazione. Il giornalismo è (o dovrebbe essere) ben altra cosa: noi, i giornalisti, dovremmo tutti, proprio tutti, essere i garanti dei lettori, dovremmo essere la certificazione docg delle notizie. Altro che social e stridore di unghie sugli specchi.
Beh, non lo fanno loro: chiedo io scusa alla signora Raggi.»
Questo è il testo dell'articolo scritto sulla sua pagina facebook da Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti dal 2010, rieletto a tale incarico nel 2013.
L'accusa di Iacopino si riferisce ad un video della campagna elettorale di Silvio Berlsuconi nel 2008 in cui l'Unità aveva cerchiato di rosso il volto di una ragazza mora (visualizzato per un secondo in un filmato di 3 minuti e mezzo) che affermava essere quello di Virginia Raggi, accusandola di aver fatto campagna elettorale per il centrodestra.
A dire la verità non si capisce quale sarebbe stata la colpa se otto anni fa Virginia Raggi avesse prestato il volto ad uno spot politico pro Berlusconi, anche in considerazione delle attuali alleanze parlamentari di Matteo Renzi, ma il fatto è che la diretta interessata ha tranquillamente smentito la pseudo notizia, valutando querele e ringraziando per la pubblicità.
Da parte del quotidiano fondato da Gramsci e rovinato da Renzi non c'è stata pubblicazione di rettifiche e scuse. E, in fondo, sarebbe stato strano il contrario. Basta consultare il sito dell'Unità per capire che in quel luogo l'informazione è considerata secondaria rispetto alla propaganda finalizzata alla denigrazione del nemico di turno: 5 Stelle, Travaglio e magistratura.
Un bell'esempio, non c'è che dire, del nuovo renziano e di come funziona nella realtà il concetto di rottamazione... della democrazia!