Il principio menzionato nel titolo è di un’importanza cruciale in qualsiasi tipo di gestione. Si parte dalle cose più importanti, prima le priorità poi il resto. Devo confessare che questi mesi hanno creato molta frustrazione dentro di me, osservando l’inazione, la lentezza e l’approccio della nostra classe politica nella gestione dell’emergenza.
All'inizio abbiamo preso la decisione “popolare” di chiudere i voli da e per la Cina, contro le indicazioni di Walter Ricciardi e dell’OMS e in controtendenza con gli altri Paesi europei. Risultato: abbiamo perso la possibilità di tracciare le persone che provenivano dalla Cina e che triangolavano su altri hub europei, diminuendo così la nostra capacità di proteggerci.
Abbiamo sottovalutato la situazione fino a che la crescita dei contagi è stata esponenziale e non ha lasciato dubbi, mostrando l’approccio tipico del nostro stile politico. Le decisioni si prendono in maniera reattiva, si aspetta cioè finché la situazione non è più gestibile, finché il problema non esplode. Nessuno vuole prendersi responsabilità politiche e si scarica la patata bollente a qualcun’altro, Regioni, opposizione, EU, OMS o chicchessia. Sostanzialmente nessuno gestisce veramente.
Quando è arrivato il momento di prendere decisioni, la qualità delle stesse è stata pessima. Chiuso tutto, su tutto il territorio, pochi test, nessun tracing. Oggi possiamo dire che l’epidemia si è concentrata per l’80% in 4 Regioni, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto. Noi le abbiamo chiuse tutte e 21 ma abbiamo lasciato aperto i treni. Abbiamo avuto il lock-down più lungo ma i numeri peggiori. Paesi senza lock-down come la Svezia, Paesi con lock-down parziale come la Germania, Paesi con focus sul tracing come la Corea del Sud hanno avuto numeri migliori dei nostri. E’ chiaro oggi che l’equazione chiudi tutto = maggiore protezione non è vera ma è solamente la strategia di chi non è in grado di mettere in pratica strategie più articolate.
Va bene abbiamo sbagliato tanto, non eravamo preparati. Lunedì comincia la fase 2.5 e fra altre due settimane la fase 3 di apertura regioni e spostamenti infra-UE. A che punto siamo?
Il tasso di testing nazionale e nelle provincie più colpite è intorno al 5% della popolazione, eccezion fatta per il Veneto con quasi il 10%, (e i risultati si vedono). In questo grafico, possiamo notare un trend di crescita nel numero dei test ma se guardiamo i numeri assoluti vediamo che questa crescita non è molto significativa rapportata alla popolazione.
Ad esempio, in Lombardia la media nel mese di Maggio (dati fino al 14 Maggio) è stata di circa 11 mila tamponi giornalieri, mentre nel mese di Aprile è stata di circa 9 mila. In percentuale un incremento del 32% ma in cifre assolute io ritengo che un incremento di 2 mila tamponi in un mese su una popolazione di 10 Milioni sia troppo lento o almeno troppo lento per questo virus.
E’ notizia di questi giorni che la Cina voglia testare 10 milioni di persone in 10 giorni . Noi dall'inizio dell’epidemia siamo a circa 2,8 Milioni. Bisogna andare più veloci, bisogna introdurre test rapidi, bisogna concentrarsi di più su questo aspetto chiave, che stiamo trascurando.
L’app immuni per tracciare non è ancora pronta anche se siamo in piena fase 2. Oltretutto dalle informazioni che abbiamo al momento, l’app non sembra destinata ad essere di grande aiuto. Su base volontaria, traccerà gli spostamenti dell’utente e lo avviserà se incrocerà una persona positiva. Troppo poco a mio parere. Credo la tecnologia sia la chiave in questa situazione.
Una app decente dovrebbe essere obbligatoria, dovrebbe inizialmente registrare ogni utente con i sui dati personali univoci, fargli un questionario su vari aspetti fra cui età, patologie, tipo di lavoro, sul modello dell’app ADA. Poi dovrebbe attribuirgli un QR personale con un codice di rischio.
Dovrebbe integrare una parte sui test. I testi pungi-dito non sono stati introdotti in Lombardia e sono introvabili on-line nel resto d’Italia. Le Iene hanno fatto un ottimo servizio su questo argomento. Se le persone potessero comprare questi test e inserire i risultati nell’app avremmo ulteriori dati ad aiutarci a tracciare il virus e un significativo incremento nella capacità di test.
Si parla di tutela della privacy ma io dico, se ci hanno tolto la libertà di movimento e messi ai domiciliari non è paradossale in nome della privacy scartare uno strumento così prezioso? Ci sono altri metodi per tutelare la nostra privacy, come mantenere i dati fino ad una certa data e poi distruggerli.
Infine, il tema mascherine è stato gestito molto male e oggi dopo 3 mesi non ce ne sono ancora a sufficienza per usarle come dovremmo.
Ritornando al titolo di questo articolo first things first: Test, Mascherine e Tracing.
Questa è l’unica strada per convivere con il virus. Ed è esattamente su questi tre punti che siamo molto indietro. Fa eccezione il Veneto che è stata a mio parere la regione che ha gestito meglio la situazione e si è concentrata da subito sulle cose importanti.
Alcune regioni andrebbero commissariate. Va messa a decidere gente che ha il coraggio e la competenza per decidere. L’azione va concentrata su Test, Mascherine e Tracing. Gli esempi sono tanti a supporto di questo punto e primo fra tutti il Veneto. Dobbiamo allinearci alle strategie di successo o resteremo indietro. Sulla prevenzione personalmente credo non siamo molto più avanti di dove eravamo tre mesi fa.
Ancora una volta intravedo una gestione reattiva. Troppa lentezza, pochissimi risultati. Temo che aspetteremo una nuova risalita per chiudere di nuovo tutto senza mettere in atto efficaci strategie di prevenzione ma solo chiusure totali e riaperture, il che si è dimostrata una pessima strategia sia in termine di vite che di conseguenze economiche.
Ribadisco ancora una volta, chiusure totali e riaperture sono le misure che dimostrano il fallimento e l’incapacità di prendere e far funzionare altre misure. Non sono misure di sicurezza o di protezione. Sono indicatori di fallimento.
Onestamente sono molto stanco degli avvocati Conte, Gallera e Fontana che fanno arringhe politiche ma che avanzano con poco coraggio e con molta lentezza. Il virus è più veloce.
Spero che questo virus ci aiuti a fare un’evoluzione anche politica sulla linea di Grecia e Portogallo che nel momento di difficoltà hanno saputo cambiare e iniziare percorsi nuovi con leadership diverse.