In poco più di due settimane, gli Stati Uniti sono diventati il Paese più colpito dalla Covid-19 con oltre 215mila persone contagiate, mentre i deceduti sono al momento "solo" 5.137. Numeri comunque impressionanti se pensiamo che fino a tre settimane fa il presidente Trump minimizzava il contagio da coronavirus e i suoi possibili effetti. 

Da alcuni giorni, però, anche Trump si è "convertito" passando dalla parte di coloro che ritengono indispensabili le misure di distanziamento sociale ed il "lockdown" delle città, fino ad affermare che sarebbe un successo se gli Usa riuscissero a contenere il numero dei morti con coronavirus tra i 100mila e i 200mila.

Il problema per Trump, e lo sarebbe stato anche per qualsiasi altro presidente Usa del passato che si fosse ritrovato a governare una situazione analoga, è il fatto che questa pandemia sta evidenziando tutte le criticità della cosiddetta democrazia americana, dal punto di vista sociale, economico, sanitario...

Per farla breve, il cosiddetto sogno americano è un paradiso per pochi, accessibile solo a chi ha un portafoglio molto ben fornito e la sicurezza di poter pagare i servizi che il privato fornisce. Se non è così, allora il sogno americano diventa un incubo, perché il servizio pubblico è ridotto ai minimi termini e chi ne usufruisce, immancabilmente, diventa un cittadino con meno diritti, un cittadino di serie B. 

Il coronavirus, per quanto riguarda la sanità, sta smascherando questa evidenza, nota da tempo, ma che per molti americani sembrava non essere un problema. La riforma sanitaria di Obama, anche a causa dell'opposizione dei repubblicani al Congresso, ha solo parzialmente mitigato il problema dell'assistenza sanitaria alle persone con basso reddito, ma non lo ha certo risolto. 

La pandemia potrà essere affrontata dai ricchi meglio che dai poveri, ma solo fino ad un certo punto, perché la Sanità privata Usa non si era certo preparata per contrastare un'epidemia, perché avrebbe significato fare degli investimenti che non avrebbero, nell'immediato, generato utili. Quindi, anche gli specializzatissimi e avanzatissimi ospedali americani non solo sono a corto di posti letto per la terapia intensiva, ma anche delle forniture minime essenziali per la protezione del personale sanitario necessari contro agenti virali... peggio che in Italia. Lo stesso vale per i "famosi" tamponi. 

Tutto questo, mentre il coronavirus sta attraversando il Paese da est a ovest, in attesa di colpire gli Stati centrali, le piccole o piccolissime comunità rurali che non dispongono  (se non a molte decine di km di distanza) degli stessi servizi garantiti a chi abita sulla fascia costiera. Nel cosiddetto Midwest, la Covid-19 causerà pertanto numerose vittime. E per paradosso, quella è l'area che finora ha permesso, con i suoi voti, che l'organizzazione della società americana continuasse a rimanere irrazionalmente sbagliata e pertanto ingiusta, così come l'abbiamo conosciuta fino ad ora.

L'iperliberista e profeta del sovranismo mondiale, Donald Trump, si è forse accorto (più verosimilmente qualcuno che lo consiglia) che le conseguenze del coronavirus potrebbero essergli fatali alle prossime presidenziali, proprio perché stanno svelando, anche a coloro che finora rifiutavano di riconoscere l'evidenza dei fatti, le contraddizioni della società americana. Ed in casi simili, al di là di chi potrà essere il suo avversario e al di là di quello che potrà promettere, l'elettore vota con l'intenzione di punire chi ha ritenuto responsabile di un disastro. L'epidemia per Trump si prospetta catastrofica, anche dal punto di vista elettorale . 

Quando un leader si trova quindi in difficoltà con il proprio elettorato che cosa fa? Cerca di risvegliare in lui l'orgoglio nazionale e si inventa un nemico contro cui combattere. Per gli americani, abituati a sparare a chiunque (anche a se stessi), il coronavirus non è un nemico contro cui poter scendere in guerra... non si vede! A chi spari? Gli americani hanno bisogno di nemici in carne e ossa contro cui indignarsi, contro cui far fuoco. 

La guerra come arma di distrazione di massa.

Trump si è inventato così due nemici da proporre agli americani perché si possano dimenticare del coronavirus e delle sue disastrose conseguenze. Li ha elencati mercoledì: sono il Venezuela e l'Iran. 


Senza fornire alcuna prova, il Dipartimento di Giustizia americano la scorsa settimana ha accusato Nicolas Maduro e alti funzionari del governo venezuelano di riciclare il denaro del narcotraffico e di favorire la diffusione di droga negli Stati Uniti, mettendo una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa del presidente venezuelano, in perfetto stile far-west. Ieri, Trump ha annunciato alla stampa di aver inviato navi da guerra verso le acque del Venezuela per combattere un traffico che, come è risaputo da tutti, ha origine da Colombia e Honduras.  

Qualche ora prima Trump aveva anche minacciato l'Iran, sostenendo che, in base ad informazioni riservate, il regime di Teheran stesse pianificando un attacco alle truppe o alle strutture statunitensi presenti in Iraq. E per questo, ha minacciato lo stato medio-orientale di conseguenze durissime se ciò dovesse accadere. 

Come fanno capire queste dichiarazioni, Trump sta preparando delle carte di riserva per distrarre l'opinione pubblica dal problema coronavirus. Il guaio per lui, però, è che anche le truppe non sono indenni dal contagio. La USS Theodore Roosevelt, una portaerei a propulsione nucleare, ha registrato 100 marinai contagiati tra gli oltre 4mila che formano il suo equipaggio, con il comandante che chiede di attraccare quanto prima in un porto per trascorrere la quarantena in un posto sicuro e risparmiare dal contagio il resto dei suoi uomini, perché l'America non è in guerra... almeno per il momento!