È nella residenza dell'Arcivescovado di Dhaka che venerdì 1 dicembre, nel penultimo giorno del suo viaggio in oriente, Papa Francesco, al termine dell'incontro interreligioso ed ecumenico per la pace, ha salutato una rappresentanza di profughi Rohingya fuggiti dal Myanmar: 12 uomini, 2 donne e 2 bambine provenienti da Cox’s Bazar ed accompagnati da due traduttori della Caritas.

«La vostra tragedia è molto dura e grande, ma vi diamo spazio nel cuore. A nome di tutti quelli che vi hanno perseguitato, che vi hanno fatto del male, chiedo perdono.» Queste le parole che Bergoglio ha rivolto ai profughi, come riportate da Radio Vaticana.

«Anche questi fratelli e sorelle - ha continuato poi il Papa - sono l'immagine del Dio vivente. Una tradizione della vostra religione dice che Dio ha preso dell'acqua e vi ha versato del sale, l'anima degli uomini. Noi tutti portiamo il sale di Dio dentro. Anche questi fratelli e sorelle.

Mi appello al vostro cuore grande perché sia capace di accordarci il perdono che chiediamo. Continuiamo a stare vicino a loro perché siano riconosciuti i loro diritti. Non chiudiamo il cuore, non guardiamo dall'altra parte. La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya. Ognuno ha la sua risposta.»


In precedenza, rivolgendosi ai rappresentanti delle diverse comunità religiose del Bangladesh - musulmana, hindu, buddista e cattolica - intervenute per l'incontro interreligioso ed ecumenico per la pace, Francesco ha invocato uno spirito di apertura, accettazione e cooperazione tra i credenti non solo come contributo a una cultura di armonia e di pace, ma anche come suo «cuore pulsante.»

«Quanto ha bisogno il mondo di questo cuore che batte con forza, per contrastare il virus della corruzione politica, le ideologie religiose distruttive, la tentazione di chiudere gli occhi di fronte alle necessità dei poveri, dei rifugiati, delle minoranze perseguitate e dei più vulnerabili!

Quanta apertura è necessaria per accogliere le persone del nostro mondo, specialmente i giovani, che a volte si sentono soli e sconcertati nel ricercare il senso della vita!»