Cronaca

Le mafie in Piemonte: quando l’illegalità tocca anche l’ambiente. Intervista a Vincenzo Musacchio


Professor Musacchio quanto è diffusa la mafia in Piemonte?

Il procuratore generale della Repubblica di Torino Francesco Saluzzo nel suo intervento all'apertura dell’anno giudiziario ha parlato di “pervasività” della criminalità organizzata. Non credo che abbia usato quel vocabolo a caso. Pervasivo è ciò che si diffonde in modo penetrante, così da prevalere e dominare in un territorio. Un fenomeno criminale come la mafia se è pervasivo - e lo è - significa che esiste ovunque. La presenza in Piemonte, come in tutto il nord dell’Italia, delle mafie, e in modo particolare della ndrangheta, è una cosa effettiva. Si è passati dall'infiltrazione, all'integrazione, fino al radicamento. La mafia si è insinuata in ogni settore dove sia possibile lucrare e concludere affari vantaggiosi.


Il settore dei rifiuti in Piemonte è da considerare a rischio d’infiltrazioni mafiose?

Assolutamente sì. La nuova criminalità organizzata ambientale - le cosiddette ecomafie - ha compreso, guidata da alti profitti e basso rischio di esser scoperta, che questo genere di affari può essere esteso agevolmente in molti settori redditizi che vanno dall'ambiente alla sanità. Nonostante la crisi, questo è un settore in cui si guadagnano miliardi di euro. Molte organizzazioni di stampo mafioso (come mafia siciliana, camorra, ’ndrangheta e mafie pugliesi) sono coinvolte in vari traffici illegali di rifiuti in Piemonte.


Com'è possibile che ciò accada senza che vi sia una forte reazione sociale?

La mia impressione è che sia calata una schermatura e vi sia un silenzio assordante e molta indifferenza. La corruzione la fa da padrona. Enti pubblici conniventi, imprese colluse, funzionari pubblici e politici corrotti completano l’opera criminale. Nel caso delle ecomafie molti crimini si compiono non soltanto per volere della criminalità organizzata ma anche per colpa di quegli imprenditori che cercano di risparmiare denaro violando leggi e regolamenti in dispregio della salute, dell’ambiente e della vita delle persone.


Quali rischi corre secondo lei il Piemonte?

Le mafie sono in grado di cogliere qualsiasi opportunità, diretta o indiretta, sia loro offerta. Le tante operazioni di polizia hanno appurato che il Piemonte sia territorio eletto dalle mafie e in particolare dalla 'ndrangheta. L’ultima Relazione semestrale della Dia conferma che le mafie potrebbero continuare a ricoprire un ruolo di primissimo piano nelle dinamiche criminali piemontesi. Le indagini giudiziarie degli ultimi anni ribadiscono frequenti commistioni tra le organizzazioni mafiose e la pubblica amministrazione. Quest’ultimo, è un aspetto che deve preoccupare e non poco i piemontesi. Il rischio che si corre direi che è alto.


L’emergenza pandemica ha aggravato la pervasività delle mafie nei nostri territori?

Direi proprio di sì. L’emergenza sanitaria ha accelerato il processo d’integrazione delle mafie nel tessuto economico e sociale, permettendogli di accaparrarsi le risorse pubbliche stanziate proprio per fronteggiare la crisi. Il Piemonte, come tutto il resto della Nazione, corre il rischio che le organizzazioni mafiose possano avere accesso ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, stanziati dal Governo per fornire sostegno economico alle categorie più colpite dalle restrizioni.


Quali sono i segnali premonitori cui occorre prestare attenzione per evitare l’infiltrazione mafiosa?

I mafiosi utilizzano due strategie criminali: da un lato, la violenza, dall'altro, la corruzione. Entrambe consentono loro di intessere relazioni sociali. L’uso della violenza ovviamente è un sintomo evidente per cui porta l’attenzione da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. L’utilizzo del metodo corruttivo invece consente alle mafie di diventare silenti e in grado di allacciare e saldare legami e relazioni che permettono di ottenere anche consenso, in altre parole, accettazione e sostegno da parte di chi non è mafioso. Segnali premonitori possono essere attività e investimenti nei mercati illegali, come il traffico e lo spaccio di stupefacenti, il settore del gioco d’azzardo, la sanità, i rifiuti, le scommesse clandestine o qualsiasi altro settore che consenta di accumulare grandi quantità di denaro, allacciare relazioni sociali e consolidare il loro potere.


Sul tema della lotta alle mafie, qual è il messaggio per noi giovani?

Il messaggio più importante che mi sento di trasmettervi è quello di studiare e di impegnarvi semplicemente nel fare il vostro dovere. La lotta alle mafie non è un fatto astratto ma concreto. Ci tocca e vi tocca da vicino. Se voi non vi occuperete della mafia, la mafia si occuperà di voi. Per questo come diceva sempre il mio maestro Antonino Caponnetto ai giovani: “Studiate, studiate, studiate”.

Autore SCUOLA DI LEGALITA DON PEPPE DIANA
Categoria Cronaca
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