L'escalation di minacce, accuse e controaccuse tra Stati Uniti e Iran, innescata dalla decisione dell'attuale amministrazione Trump di non riconoscere l'accordo sul nucleare siglato dal suo predecessore insieme a Gran Bretagna, Francia e Germania, lunedì ha portato all'annuncio da parte di Teheran di riprendere l'arricchimento dell'uranio portandolo quasi al livello necessario per il suo utilizzo in campo militare.

La risposta di Trump è arrivata dopo neanche 24 ore con l'invio di almeno un migliaio di ulteriori soldati in Medio Oriente, con il compito di rafforzare nell'area le operazioni di sorveglianza e raccolta informazioni.

Il presidente iraniano Hassan Rouhani, in risposta, ha detto che l'Iran non ha intenzione di dichiarare guerra ad alcuna nazione, ma che gli iraniani resisteranno e saranno vittoriosi rispetto alle crescenti pressioni statunitensi.

Il segretario alla Difesa ad interim Patrick Shanahan, sostituito nel ruolo proprio in queste ore da Mark Esper, aveva giustificato il nuovo invio di truppe "a scopo difensivo per affrontare minacce aeree, navali e terrestri" in Medio Oriente, aggiungendo che "gli Stati Uniti non cercano di entrare in conflitto con l'Iran", ma solo di "garantire la sicurezza e il benessere del nostro personale militare che lavora in tutta la regione, oltre a proteggere i nostri interessi nazionali".

La Russia, tramite il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, ha esortato le parti a rendere meno acceso il clima, preoccupato però del fatto che le scelte degli americani non avranno altro effetto che quello di accrescere le già notevoli tensioni tra Iran e Stati Uniti.