"Come promesso abbiamo approvato oggi un decreto legislativo attuativo del Patto per la Terza Età: è una riforma di cui andiamo orgogliosi e che l'Italia aspettava da più di 20 anni, solo una tappa di un percorso che andrà avanti per tutta la Legislatura. Con più di 1 miliardo di euro in due anni e l'avvio della sperimentazione di una prestazione universale che consentirà di aumentare di oltre il 200% l'assegno di accompagnamento degli anziani più fragili e bisognosi, diamo finalmente risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, ai non autosufficienti e alle loro famiglie. Il Governo ha lavorato fin dal suo insediamento a una riforma strutturale delle politiche in favore della terza età consapevoli che gli anziani rappresentano la storia di questa Nazione. Ringrazio tutti i Ministeri per il lavoro corale che è stato fatto e che ci consente di varare una nuova governance nazionale delle politiche per le persone anziane".
Così Palazzo Chigi ha riportato le trionfalistiche dichiarazioni rilasciate da Giorgia Meloni giovedì scorso. Peccato, però, che la realtà non solo non rispecchi la propaganda, ma neppure gli si avvicini.
Lo spiega Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil:
"Su anziani e non autosufficienza, la presidente del Consiglio (Meloni), la ministra (Calderone) e la viceministra delle Politiche sociali (Bellucci), superano Zuckerberg in quanto a realtà virtuale, nel descrivere un mondo che non c'è. Insomma un governo già nel metaverso, peccato che i 3,8 milioni di anziani vivono e soffrono in Italia, nel mondo reale. Dopo gli annunci trionfalistici della presidente del Consiglio del Governo della Propaganda, ministra e viceministra del neo Minculpop non vogliono essere da meno nell'annunciare le misure per anziani non autosufficienti contenute nel Decreto appena varato in attuazione della Legge 33/2023, evocando suggestive cifre a nove zeri.Peccato che la realtà dei fatti sia ben diversa a partire dalla totale assenza di risorse aggiuntive per finanziare le nuove misure. In particolare, non c'è nessun euro in più per sostenere la cosiddetta prestazione universale (di 1.000 o 850 euro?) che di universale ha ben poco visto che i destinatari sono individuati con criteri molto restrittivi: almeno 80 anni, ISEE non superiore a 6 mila euro, titolare di assegno di accompagnamento ed essere non autosufficiente con un bisogno assistenziale gravissimo (da definire con prossimi decreti).Una misura che riguarderà un numero di persone che potrebbe variare da 25 mila a 30 mila al massimo, a fronte di una platea di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, di cui 1,4 milioni con l'assegno di accompagnamento. Dunque solo lo 0,7% di essi potrà accedere alla nuova misura. E tutti gli altri? Quale risposta avranno? E con quali risorse? Con i 500 milioni in due anni che già il Piano nazionale destinava alla non autosufficienza? Non vengono, infatti, previste risorse aggiuntive, si fa riferimento solo alle risorse dei fondi a legislazione vigente.La riforma deve garantire la presa in carico universale della condizione di fragilità della persona anziana da parte del sistema pubblico, superando divari territoriali. Pensare di farlo a colpi di annunci e con risorse date, che già oggi non bastano a garantire nè LEPS - Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali - nè i LEA sanitari, può funzionare nel metaverso del governo Meloni, ma nella realtà, fatta di persone reali, con le loro fragilità e i loro drammi, le cose sono molto diverse e spesso drammatiche".
Da segnalare anche come i (post) fascisti stiano raschiando già fin d'ora il barile della propaganda in vista delle elezioni europee di giugno, tanto che per promuovere una presa in giro colossale come quest'ultimo provvedimento sugli anziani non autosufficienti, il tg1 (per eccellenza la rete Rai dedicata alla terza e quarta età) ha titolato: "1000 euro in più agli anziani. elezioni l'8-9 giugno".