Secondo san Giovanni Paolo II, in questa visione sacramentale, ogni matrimonio produce un vincolo o meglio una comunione indissolubile ed esclusiva tra i coniugi. Nel sacramento del matrimonio questa comunione diventa una vera e reale partecipazione di quella che intercorre tra Cristo e la Chiesa. Notiamo che tale comunione è un vincolo d’amore e quindi un vincolo che scaturisce dalla libertà e vive di libertà, che produce unità sponsale in Cristo e nella Chiesa. In forza del battesimo i due nubendi possedevano già, ma separatamente, una partecipazione all’amore sponsale Cristo-Chiesa. Nel matrimonio la partecipazione diventa comune, e cioè una partecipazione conferita primariamente alla coppia e dalla coppia discendente all’uno e all’altro coniuge. Quest’elevazione del vincolo coniugale è come una consacrazione, paragonabile al “carattere” conferito dai sacramenti del battesimo, della cresima e dell’ordine. Diremo che tale consacrazione, fino alla morte di uno dei coniugi, quando la “coppia” viene sciolta, è inscindibile nonostante le infedeltà, nonostante lo stesso divorzio. Nasce infatti da questa consacrazione e dalla partecipazione al vincolo sponsale Cristo-Chiesa quella maggior indissolubilità ed esclusività che caratterizza il matrimonio cristiano, perché Cristo e Chiesa sono sposi indissolubilmente uniti e fedeli.

C’è poi da considerare che, secondo l'idea di san Giovanni Paolo II, l’altro effetto del sacramento del matrimonio è quello della grazia che santifica e vivifica lo spirito ed anche il corpo dei coniugi, della coppia. Si tratta di una grazia di vita soprannaturale, che fa vibrare il cuore di un coniuge verso l’altro non solo con un amore sponsale umano, il che è già dono grande, ma con lo stesso amore sponsale con cui Cristo e la Chiesa si amano. Si tratta di un dono così grande, mistero grande, che la fede riesce a far intravvedere, e solo la visione celeste farà conoscere in tutta la sua ricchezza e sublimità. Questa grazia santificante diventa la sorgente di aiuti speciali per vivere il matrimonio cristiano in modo coerente a tutte le sue esigenze, le quali non sono imposte dall’esterno, ma scaturiscono dalla sua intrinseca sublimità. Il discorso sugli aiuti di grazia, che il sacramento del matrimonio distribuisce lungo tutto l’arco della vita coniugale per viverne le esigenze di fedeltà, indissolubilità, fecondità che esso impone, è un discorso disatteso o ritenuto oggi non persuasivo. Il valore del sacramento del matrimonio, in questo campo, è stato richiamato, infatti, da san Giovanni Paolo II nella esortazione Reconciliatio et paenitentia:

«II sacramento del matrimonio, esaltazione dell’amore umano sotto l’azione della grazia, è il segno, sì, dell’amore di Cristo per la Chiesa, ma anche della vittoria che egli concede agli sposi di riportare sulle forze che deformano o distruggono l’amore, sicché la famiglia, nata da tale sacramento, diventa segno anche della Chiesa riconciliata e riconciliante in tutte le sue strutture e istituzioni» (n. 27).

Dall’esortazione appena riportata si evince chiaramente che il sacramento del matrimonio, come dal resto ogni sacramento, produce efficacemente tutto ciò che significa, e cioè produce la consacrazione del vincolo e la grazia di santificazione. Per questo il matrimonio diventa l’unione stabile con Dio-Amore e segno visibile della misericordia. La misericordia come segno sacramentale si inserisce nella Chiesa “riconciliata e riconciliante”, «Sposa di Cristo che fa suo il comportamento del Figlio di Dio, che a tutti va incontro senza escludere nessuno» (Misericordiae Vultus, n. 12). Ecco perché «nel “nostro tempo”, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale» (MV, n. 12) in tutti i matrimoni che vivono l’unione sacramentale con lo Sposo-Amore.

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek