6 gennaio, la giornata più amara per Trump da quando è stato eletto presidente
Il risveglio in questo 6 gennaio per Trump non è benaugurante per gli appuntamenti che, direttamente e indirettamente, in questa giornata lo riguardano.
La prima brutta notizia è rappresentata dalla vittoria del senatore democratico Raphael Warnock che al Senato degli Stati Uniti ha conquistato uno dei collegi della Georgia per i quali ieri, in quello Stato, si sono tenute le elezioni. Warnock ha sconfitto la candidata repubblicana Kelly Loeffler.
Pertanto, se anche l'altro candidato dem, Jon Ossof, che adesso è in vantaggio di oltre 16mila voti sul repubblicano David Perdue, dovesse vincere, al Senato si avrebbero 50 senatori repubblicani e 50 senatori democratici. In giornata dovrebbe arrivare il verdetto ufficiale per entrambi i collegi.
Nel caso i due seggi al ballottaggio venissero assegnati ai democratici, come è molto probabile al momento, il Senato sarà controllato da quest'ultimi, grazie al fatto che la vicepresidente eletta Kamala Harris, dal 20 gennaio sarà anche presidente del Senato ed il suo voto risulterà decisivo permettendo così a Biden di avere il pieno controllo del Congresso. Un privilegio che gli permetterà di poter far passare le poprie riforme senza particolari affanni entro i primi due anni di mandato, cioè fin quando non si terranno le elezioni per il rinnovo di gran parte dei seggi del Congresso.
Ma quali sono gli appuntamenti che oggi riguardano Trump? La ratifica da parte del Congresso del voto dei grandi elettori e la "marcia su Washington" (ufficialmente è stata titolata come SAM, "Save America March") da lui organizzata per l'occasione, in modo da fare pressione sui legislatori Usa affinché non approvino definitivamente, con il voto odierno, l'elezione di Biden.
Per evitare che il Congresso certifichi il risultato elettorale del 3 novembre Tump ha chiesto al vicepresidente Pence di non far approvare il voto dei collegi elettorali degli Stati in cui, secondo il presidente in carica, sarebbero stati commessi dei brogli. Pence gli ha risposto che agirà in base a quello che la Costituzione degli Stati Uniti gli consente di fare. Pertanto, visto che ciò che gli chiede Trump non è previsto dalla Costituzione - neanche ipoteticamente previsto - il Congresso oggi cerificherà formalmnete la vittoria di Biden.
Pertanto, i negazionisti, novax, parafascisti, paranazisti o direttamente nazifascisti, armati o non armati (comunque quasi certamente sprovvisti di mascherina) che si riuniranno all'Ellipse, lo spazio verde di fronte al lato sud della Casa Bianca che all'incirca può contenere fino a mezzo milione di persone, non potranno modificare di una virgola ciò che è già stato deciso... democraticamente.
Ma il punto, a quanto pare sta proprio lì, nel fatto che Trump non si renda conto - qualunque siano le sue motivazioni - che in una democrazia è il voto che elegge un rappresentante del popolo o lo manda a casa.
Quello di oggi, per Trump, è il giorno che certifica il suo totale fallimento, sia da presidente che da politico.