Nell'aprile 2015 uno studio condotto dai ricercatori dell’università di Milano e della University of Colorado Builder, pubblicato sulla rivista Nature Communications, rivela molecole che, lentissimamente, si organizzano, si disfano, si assemblano e riassemblano. E crescono fino a diventare catene abbastanza lunghe da rappresentare una base chimica per lo sviluppo della vita.


Diversi studi effettuati su minerali antichissimi avevano già svelato la presenza e l’evoluzione di batteri vissuti tre miliardi e mezzo di anni fa, mezzo miliardo di anni dopo la stabilizzazione della crosta terrestre, ma non era ancora chiaro cosa fosse avvenuto prima, cioè quale fosse il meccanismo che portò alla formazione di tali organismi unicellulari.


Il lavoro appena pubblicato dimostra, per l’appunto, che l’auto-assemblaggio spontaneo di molecole di dna delle dimensioni di pochi nanometri porta alla formazione di legami chimici che, a loro volta, consentono di creare frammenti sempre più lunghi. Da cui poi è più probabile che evolva una forma di vita vera e propria.

“Le nostre osservazioni”, spiega Noel Clark, uno degli autori dello studio, “spiegano cosa potrebbe essere accaduto sulla Terra quando comparvero i primi frammenti molecolari di dna”.


Erano già diversi anni che l’équipe di ricercatori esaminava l’ipotesi che la comparsa del dna sulla Terra primordiale fosse in qualche modo legata alle proprietà strutturali delle molecole e alla loro capacità di auto-organizzarsi in strutture più complesse. “Le nuove scoperte”, conclude Clark, “mostrano che, in presenza delle opportune condizioni chimiche, l’auto-assemblaggio spontaneo di piccoli frammenti di Dna in ‘pile’ di doppie eliche favorisce il loro legame in polimeri più lunghi. Una strada che collega il mondo pre-dna al mondo attuale.”