Al Forum Ambrosetti, sabato, si è parlato di energia, precisamente di governance europea della transizione energetica, con la presentazione di uno studio a cui hanno collaborato Enel e Forum Ambrosetti.

Nel riassunto che ne è stato fatto, lo studio analizza il ritardo dell’Unione Europea e dell’Italia nel raggiungimento degli  obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e definisce l’ammontare di investimenti necessari per colmare il gap, esamina il complesso sistema della governance europea e italiana della 
transizione energetica identificandone gli attuali punti di debolezza, identifica 7 proposte per migliorare la governance e cogliere così i benefici 
economici, sociali e ambientali della transizione energetica a livello italiano ed europeo. 

Nel suo intervento Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale di Enel, ha dichiarato: "La decisione dell’UE di ridurre le emissioni di gas serra del 55%, e non più del 40%, entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), accompagnata dalla recente proposta del pacchetto “Fit for 55”, conferma che la decarbonizzazione è al centro della costruzione dell’Europa del futuro. Colmare il gap di investimento con circa 3.600 miliardi di euro necessari per raggiungere  l’obiettivo del 2030 in Europa, di cui circa 190 miliardi solo in Italia, avrebbe un impatto cumulativo sul PIL di oltre 8.000 miliardi di euro, di cui oltre 400 solo nel nostro Paese. Tuttavia al passo attuale l’Europa centrerebbe il nuovo obiettivo al 2030 sulle rinnovabili soltanto nel 2043. Sarebbe troppo tardi e sarebbe un peccato perdere anche l’occasione di una creazione di valore economico così grande. Occorre quindi accelerare e dotarsi di un sistema di governance adeguato alla portata della sfida, che sappia tradurre in azione concreta le intenzioni e valorizzare le enormi opportunità che derivano da questo impegno".

Starace ha poi detto: "Quanto più velocemente ci disfiamo della percentuale di energia che stiamo producendo da fonti fossili, tanto meglio siamo messi dal punto di vista energetico. Per fare questo è necessario accelerare gli investimenti nelle  rinnovabili", aggiungendo che "non è realistico pensare a una riconsiderazione delle fonti fossili e del nucleare. Quello che viene definito nuovo nucleare non è tanto nuovo come sembra".

Dopo la dichiarazione dell'ad di Enel, il geniale ministro (anti) ecologista benedetto da Renzi, Roberto Cingolani, come un qualunque renziano doc, ha prontamente corretto il tiro rispetto a quanto aveva dichiarato pochi giorni a Pontedilegno ai giovani desiderosi di conoscere come poter diventare in futuro dei Matteo Renzi.

Così, intervistato  da Rai News 24 a margine del Forum di Cernobbio, Cingolani ha dichiarato: "Io non ho fatto nessuna proposta [in relazione alla reintroduzione del nucleare, ndr], ho parlato agli studenti degli studi che si stanno conducendo, anche perché ad oggi non c'è una tecnologia [nonostante abbia detto che era già in fase di allestimento, ndr]. Ma èbene parlarne prima che qualunque scelta consapevole debba essere fatta; prima di prendere delle decisioni bisogna sapere di cosa si sta parlando. Francamente sono colpito dalla polemica, ma credo faccia parte della dialettica".

E un simile "scienziato", in grado di dire tutto e l'esatto contrario, nel giro di poche ore, pretende pure di non essere classificabile come renziano doc. C'è un limite a tutto!