Francia e Gran Bretagna sono ai ferri corti, a causa della Brexit. Gli ultimi scogli per l'uscita del Regno Unito dall'Ue, superati - si fa per dire - al fotofinish, erano rappresentati da come poter calcolare gli oneri doganali tra Irlanda e Irlanda del Nord tenendo aperto il transito al confine dei due Paesi e da come definire l'area di pesca nel tratto di mare che divide l'isola britannica dal resto d'Europa. 

I due problemi, inesistenti con una Ue a 28, con la Brexit sono diventati irrisolvibili. Da mesi il problema del transito delle merci tra le due Irlande si ripropone ciclicamente con nuove proposte e nuove soluzioni. Adesso, però, è tornato alla ribalta quello relativo alle zone di pesca consentite a francesi e britannici.

Londra e l'isola di Jersey, a settembre, hanno negato i permessi di pesca nelle loro acque territoriali a decine di pescatori francesi. Permessi in precedenza sempre concessi. Di contro, Parigi ha dichiarato che, stando così le cose, la Francia impedirà ai pescherecci britannici di attraccare nei propri porti. A questo, va aggiunto che Macron e Jonhnson - tramite i rispettivi ministri competenti - si accusano a vicenda di essere responsabili della situazione che si è andato creando.

Una situazione, va aggiunto, che in un modo o nell'altro finisce per danneggiare entrami i Paesi. Infatti, gran parte del pescato britannico va in Europa... soprattutto in Francia. Quindi, se il pesce non può essere consegnato i pescatori britannici ci rimettono. Ma non è finita qua, perché a rimetterci sarebbero anche le industrie di distribuzione e trasformazione presenti in Francia che, oltre alla perdita di fatturato e utili, da un giorno all'altro si ritroverebbero con del personale in più che dovrebbe essere poi licenziato. Senza dimenticare, naturalmente, il problema dei divieti ai pescatori francesi che si trovano in difficoltà.

Probabilmente Boris Johnson ed  Emmanuel Macron ne discuteranno oggi a Roma, anche se è ottimistico credere che possano risolvere in un'ora o due una situazione che si è ingarbugliata non poco.

Quanto descritto è un ulteriore promemoria per coloro che invocavano la Brexit e la descrivevano come liberazione e occasione immensa di nuove opportunità per il Regno Unito, che adesso non riesce neppure a garantire il rifornimento delle merci nei propri centri commerciali. Se questi sono i successi...