In una intervista alla versione ucraina di Forbes,  il ministro degli Esteri Dmitry Kuleba ha ripetuto ciò che da diverso tempo a questa parte sta ormai ripetendo quasi come un automa: cioè che l'Ucraina terrà colloqui di pace con il Cremlino solo dopo che i russi saranno sconfitti sul campo di battaglia.

Una presa di posizione che evidentemente era sfuggita alla portavoce del ministero degli Esteri russo, la ormai mitica Maria Zakharova, che pertanto ha così riassunto le parole di Kuleba, dichiarando che Kiev non vuole la pace e si rifiuta di tenere colloqui con Mosca seguendo le indicazioni di Washington:

"Questa è una risposta a tutti coloro che accusano la Russia di rifiutare il dialogo con il regime di Kiev: è di Kiev la responsabilità. Kuleba lo ha confermato ancora una volta oggi. Tuttavia, ha dimenticato di aggiungere che quella da lui espressa non è la posizione dell'Ucraina, ma una nenia di Washington ripresa dal regime di Kiev. Ma il fatto che Zelensky ed il suo team (almeno, quello che ne è rimasto) non vogliono la pace è stato semplicemente confermato".

E a proposito di Zelensky e del suo "team", il presidente ucraino sembra stia diventando sempre più preoccupato dalla qualità dei suoi collaboratori, non sapendo di chi doversi fidare o meno, sia a livello locale che a livello statale:

"Saranno valutate le azioni specifiche e l'eventuale inerzia di ciascun funzionario nei settori della sicurezza e delle forze dell'ordine. La corrispondente ispezione delle forze dell'ordine ha già prodotto i primi risultati e proseguirà".

In parte, Zelensky fa riferimento ai burocrati dei territori occupati che hanno continuato a svolgere il loro lavoro per i russi, ma in parte anche a funzionari statali con cui è a stretto contatto. Solo oggi è stato destituito il capo del servizio di sicurezza dell'Ucraina, Ivan Bakanov, sospeso il procuratore generale Iryna Venediktova, mentre si è dimesso il ministro delle politiche sociali, Maryna Lazebna. In situazioni come quella ucraina, la possibilità di una caccia alle streghe è dietro l'angolo.

Sul fronte militare, nel nord dell'oblast di Donetsk, quest'oggi l'esercito ucraino ha inflitto perdite all'esercito russo, costringendolo a ritirarsi, nei pressi di Sloviansk e Avdiivka, oltre a respingere un attacco in direzione di Bakhmut.

Inoltre, nel sud, le forze armate di Kiev hanno colpito due depositi militari nell'oblast di Kherson, oltre a veicoli corazzati, sistemi missilistici Pantsir, causando decine di vittime tra i militari russi.

Infine, da Mykolaiv a Kharkiv, proseguono i bombardamenti di Mosca, con razzi missili e artiglieria, stavolta lungo la linea del fronte, anche se continuano ad esser colpiti soprattutto, se non esclusivamente, obiettivi civili.

Questi i numeri aggiornati ad oggi forniti dallo stato maggiore della Difesa ucraina sulle perdite russe dal 24 febbraio: 38.450 soldati, 1.687 carri armati, 3.886 veicoli corazzati da combattimento, 849 sistemi di artiglieria, 248 sistemi di lancio multiplo di razzi, 113 sistemi di difesa aerea, 188 elicotteri, 220 aeroplani, 690 droni e 15 imbarcazioni.