Pazzo, ma non stupido. Così si potrebbe definire Kim Jong-un, leader della Corea del Nord, che oggi ha dichiarato di voler prima sapere come gli Stati Uniti potranno reagire nel caso che il suo paese effettui un lancio di missili verso l'isola di Guam.

Nei giorni scorsi, Kim Jong-un aveva deciso che avrebbe effettuato i prossimi test missilistici della Corea del Nord indirizzando i propri ordigni verso l'isola di Guam, un'isola in mezzo al nulla con la caratteristica, però, di essere territorio degli Stati Uniti, di ospitare 160mila cittadini americani e due installazioni militari, una base aerea ed una base navale per sommergibili.

Lunedì, dopo un'assenza di circa due settimane, Kim Jong-un è riapparso in pubblico, facendosi riprendere mentre indica su una mappa la traiettoria dei quattro missili che avrebebro dovuto essere lanciati su Guam. Così però non è stato, perché ha detto che prima di lanciare dei missili verso Guam vuole conoscere quale sarebbe la reazione degli Stati Uniti.

Uno strano modo di fare marcia indietro, dato che gli Stati Uniti, sia tramite le dichiarazioni di Donald Trump che quelle dei vertici militari che operano nel settore del Pacifico, hanno più volte ribadito che un lancio di missili verso Guam potrebbe essere considerato al pari di una dichiarazione di guerra.

Invece, per la Corea del Sud la minaccia di una guerra con il Nord, anche solo da parte degli Stati Uniti, è un'eventualità tanto inconcepibile che il premier Moon Jae-in ha ribadito in più occasioni che una qualsiasi azione militare, evidentemente da parte dei paesi alleati, deve prima essere concordata e approvata da Seul.