Il pensiero spirituale di Sopoćko sul tema della fiducia ha un preciso fondamento biblico, secondo cui, Dio rende “quasi onnipotenti” coloro che confidano in Lui. Il teologo polacco distingue la fiducia in Dio per le caratteristiche indicate dallo stesso Gesù. Pertanto la fiducia dovrebbe essere “soprannaturale”, ma anche “assoluta”, “pura”, “forte” e “perseverante”; inoltre dovrebbe sgorgare dalla grazia e caratterizzarsi solo per l’abbandono in Dio. Secondo il Nostro, l’uomo confidando in Dio non può fidarsi troppo di se stesso, dei talenti, della propria ragione o della forza, perché in quel caso Dio rifiuterà l’aiuto e permetterà di sperimentare l’incapacità. Nel rapporto con Dio, gli uomini dovrebbero avere il convincimento che da soli sono capaci soltanto di deformare o perfino di distruggere i suoi disegni[1]. Confidando in Dio, gli uomini non possono appoggiarsi sui propri mezzi, perché in tal modo le forze ed i tesori più grandi saranno inutili se Dio stesso non regge, non fortifica, non consola, non insegna, non custodisce. L’appoggiarsi a Dio in Sopoćko, è chiedere umilmente il dono della fiducia per i meriti di Gesù[2]. Ecco perché il Nostro scrive:

 «Spirito Santo, donami la grazia di una fiducia inflessibile, per i meriti del Signore Gesù e timorosa, a causa della mia debolezza. Quando la povertà busserà alla mia porta: Gesù confido in Te! Quando una malattia mi affliggerà oppure quando l’infermità mi toccherà: Gesù confido in Te!  Quando il mondo mi respingerà e quando mi perseguiterà con il suo odio: Gesù confido in Te! Quando la calunnia nera mi sporcherà e mi riempirà di amarezza: Gesù, confido in Te. Quando gli amici mi abbandoneranno e mi feriranno con le loro parole e le loro azioni: Gesù confido in Te! Spirito di amore e di misericordia, sii per me un rifugio, una dolce consolazione e speranza affinché io non cessi mai di confidare in Te, anche nelle circostanze più difficili della mia vita!»[3]

 Queste parole esprimono la consapevolezza della propria debolezza e di conseguenza la richiesta sincera per il dono della fiducia incrollabile nel Signore. Secondo il pensiero spirituale del Nostro, Dio stesso raccomanda la fiducia come uno dei mezzi efficaci, essa però, dovrebbe essere equilibrata, e cioè a metà strada tra il cosiddetto quietismo  e l’attivismo eccessivo. I seguaci di quest’ultimo comportamento sono sempre inquieti, perché nelle loro attività si appoggiano unicamente su se stessi. Invece, la fiducia in Dio misericordioso, entusiasma ad un lavoro assiduo anche nelle cose più piccole e, nello stesso tempo, preserva le persone dall’inquietudine e dall’agitazione per la continua attività. Al contrario, «è pigrizia rimettersi totalmente a Dio senza essere fedeli ai propri doveri»[4]. La vera fiducia in Dio è «forte e costante, senza dubbi e debolezze»[5]. Effettivamente, il Nostro, richiamando di nuovo l’esempio di Abramo, mostra che proprio lui aveva una simile fiducia, quando offrì suo figlio in sacrificio e altrettanto fecero i martiri. Questa virtù, invece, è mancata agli Apostoli durante la tempesta e per questo motivo Gesù li ha rimproverati[6]: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» (Mt 8,26). In seguito, Sopoćko dice che chi possiede una fiducia forte, dovrebbe evitare la pusillanimità e l’insolenza. La pusillanimità è la più vile delle tentazioni, perché appena si perde il coraggio di andare avanti nel bene, ben presto si precipita nell’abisso dei vizi. L’insolenza invece, espone ai pericoli, per esempio alle occasioni di commettere tanti peccati, nella speranza che tanto Dio salverà. Secondo il pensiero del Nostro, questo tipo di tentazione conduce alla «fine tragica della vita spirituale»[7]. Tanto è vero, che la fiducia degli uomini, dovrebbe essere legata al timore di Dio, e la consapevolezza del proprio limite, causato dalla debolezza e miseria umana. Senza il timore di Dio, la fiducia diventa presunzione, mentre il timore senza la fiducia diventa pusillanimità[8]. 

Nel Salmo 146 leggiamo: «Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia» (Sal 146,11). Sopoćko dice che il timore con la fiducia diventa umile e coraggioso, la fiducia col timore, invece, diventa forte e modesta. Per illustrare questa’idea egli ricorre ad un’allegoria significativa del Nostro, nella quale per esprimere meglio il concetto della fiducia, utilizza l’immagine di “una nave a vela”.  Certamente una nave per navigare ha bisogno del vento e di un certo peso che la immerga nell’acqua affinché non si capovolga, così nello stesso modo ogni persona ha bisogno del “vento della fiducia” e del “peso del timore”[9]. In una meditazione sincera del teologo polacco, leggiamo:

 «Ho vergogna, Signore, di stare davanti al tuo santissimo volto, perché assomiglio a te così poco. Tu hai tanto sofferto per me durante la flagellazione, che già solo questo supplizio ti avrebbe portato alla morte, se non fosse volontà e il decreto del Padre Celeste che tu saresti dovuto morire sulla croce - mentre per me è cosa difficile sopportare piccoli dispiaceri e debolezze dei miei familiari e del mio prossimo. Tu per misericordia hai versato tanto sangue per me, e a me ogni offerta e sacrificio per  il prossimo sembra pesante. Tu, con un’indicibile pazienza e nel silenzio, sopportasti le pene della flagellazione ed io mi lamento e gemo quando mi capita di sopportare per Te qualche malanno o disprezzo da parte del prossimo. Signore aiutami a seguirti con fiducia!»[10]

 Dal testo citato si percepisce la profonda consapevolezza della propria imperfezione, ma anche il desiderio di assomigliare sempre di più al volto misericordioso di Cristo. Sopoćko apprezzando la sofferenza paziente del Signore, riconosce il grande valore del sacrificio silenzioso sulla croce e il sangue preziosissimo versato per la misericordia. Infine, questa riconoscenza da parte del Nostro si trasforma nella preghiera fiduciosa, dove chiede umilmente l’aiuto nella sequela di Gesù sulla “via crucis della propria vita”. In un’altra riflessione, leggiamo:

 «Perché Dio con tanta insistenza raccomanda la fiducia? Perché essa è un omaggio fatto alla misericordia divina. Chi si aspetta l’aiuto da parte di Dio, professa che Lui è onnipotente e buono, che può e vuole darci quest’aiuto, e soprattutto che è misericordioso. Nessuno è buono se non Dio solo» (Mc 10,18)[11].

 Dal brano vangelico appena menzionato si desume che Dio buono addirittura “insiste” e raccomanda la fiducia agli uomini, facendo “omaggio alla divina misericordia”. Ogni uomo fiducioso, aspettandosi l’aiuto da parte di Dio, professa la fede nella sua straordinaria onnipotenza e misericordia. La sorgente della vera bontà è sempre Dio. Egli non delude, non abbandona e non rifiuta nessuno, ma aiuta, perché, come dice Sopoćko, «Dio è soprattutto misericordioso»[12].

Sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek


 
[1] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 36.
[2] Cf. ibidem, p. 37.
[3] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 202.
[4] Ibidem, p. 206.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem, pp. 207-208.
[7] Ibidem, p. 209.
[8] M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia. Listy ks. Michała Sopoćki, pp. 27-29.
[9] Cf. M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 195.
[10] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, p. 103.
[11] Ibidem, vol. III, p. 193.
[12] M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdzu, p. 31.