Il 31 gennaio, il deputato di FdI Donzelli nell'attaccare in Aula alcuni parlamentari del Partito Democratico sulla vicenda Cospito affermava di avere utilizzato documenti depositati al Ministero della Giustizia, consultabili da qualsiasi deputato, non coperti da alcun segreto e che sono stati inviati al Ministero della Giustizia dal Dipartimento penitenziario.

Poco dopo, in una intervista, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, anch'egli di Fratelli d'Italia, che ha la delega al DAP, ammetteva di avere fornito al collega Donzelli le informazioni dallo stesso utilizzate. Di che documenti si tratta? Di informative provenienti dal GOM, cioè dal Gruppo operativo mobile, e dal Nucleo investigativo centrale, il NIC. Il primo svolge attività di vigilanza e osservazione dei detenuti al 41-bis e il secondo svolge funzioni di Polizia giudiziaria e di intelligence in ambito penitenziario, con particolare riguardo alla criminalità organizzata e al terrorismo. Tutti quegli atti e le relative informazioni sono riservati e non divulgabili. 

Per tale motivo della vicenda se ne è occupata la magistratura. Oggi il gip si è espresso sul caso, ordinando l'imputazione coatta per il sottosegretario Andrea Delmastro, accusato di rivelazione del segreto d'ufficio. Secondo il giudice delle indagini preliminari, i documenti erano segreti, Delmastro lo sapeva e nonostante tutto li ha diffusi. La Procura, invece, aveva richiesto l'archiviazione.

Così Delmastro ha accolto la notizia:

"Prendo atto della scelta del GIP di Roma che, contrariamente alla Procura, ha ritenuto necessario un approfondimento della vicenda giuridica che mi riguarda. Avrò modo, davanti al Giudice per l'Udienza Preliminare di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell'elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo". 

La nuova tegola giudiziaria si è aggiunta a quella abbattutasi su Daniela Santanché, la ministra del Turismo indagata per bancarotta fraudolenta nell'inchiesta milanese con al centro Visibilia, il gruppo editoriale da lei fondato.

I due fatti hanno provocato l'ira di Giorgia Meloni che, per non attaccare direttamente la magistratura come premier, ha ipocritamente fatto diffondere questa nota attribuita a fonti di Palazzo Chigi:

"In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee".

Questo il commento del presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte:

"Giorgia Meloni sul caso Santanché scappa, si nasconde, non parla e anche oggi non ha fatto dimettere la sua Ministra. Così come ha cercato di dribblare fino all'ultimo il caso di un altro "fratello d'Italia", Delmastro, nei mesi scorsi.Pochi minuti fa però è successo qualcosa di ancor più grave. Da Palazzo Chigi, senza metterci la faccia, Meloni fa trapelare una nota con un vergognoso attacco alla magistratura. Un attacco gravissimo e sconclusionato per gridare a complotti, nascondere gli insuccessi di questi nove mesi ed evitare di prendere posizioni politiche a tutela dell'etica pubblica e delle Istituzioni. Per Meloni la difesa degli amici di partito viene sempre prima dei cittadini e del Paese, della "Nazione" di cui si riempie la bocca in ogni discorso. Il suo “patriottismo” vale solo nei confini di partito. Per Meloni l'incapacità e gli errori dei membri del suo Governo vanno tollerati anche a costo di calpestare il rispetto che si deve all’azione, autonoma e indipendente, della magistratura e di ignorare il principio costituzionale che impone di adempiere gli incarichi pubblici con disciplina e onore.Non è bastata nemmeno la triste pagina di ieri in Senato, dove la ministra Santanchè – che apprendiamo essere indagata – non solo non ha fornito i necessari chiarimenti richiesti dopo le inchieste di Report, ma è anche stata platealmente smentita da chi ha lavorato per lei un secondo dopo la sua informativa in Aula.Eppure, nel 2013, quando era all'opposizione Meloni parlava così nel chiedere le dimissioni di un Ministro di un altro partito: "Le dimissioni da ministro sarebbero un gesto importante e significativo, nonché un forte segnale di rispetto verso le Istituzioni e quello che rappresentano. Viviamo in un tempo nel quale la politica, per recuperare la fiducia dei cittadini, deve stare un passo avanti alla società e dare il buon esempio. Sono certa della buona fede e nessuno l’ha mai messa in dubbio, ma un atto di responsabilità dopo quanto è accaduto è auspicabile”.Il Presidente Meloni porti rispetto alle Istituzioni e agli italiani, se non ne ha per la sua coerenza".

Così Nicola Fratoianni, Sinistra Italiana e Verdi:

"Daniela Santanchè è indagata dallo scorso 5 ottobre. Lo abbiamo appreso finalmente oggi. Ancora fino a poco fa lei ha continuato a negare, ma quel che è più grave è che ha negato ieri al Senato, nelle vesti di Ministra della Repubblica. Ha trasformato il Senato in un circo in cui ha messo in scena uno spettacolo vergognoso e imbarazzante.C’è poco da fare, deve dimettersi. Ne eravamo convinti prima, lo siamo ancor più oggi.nMa non lo farà. Anche perché proprio poco fa dalle agenzie di stampa abbiamo appreso di una difesa di ufficio di Santanchè, da parte di Giorgia Meloni, che non ha nemmeno avuto il coraggio di metterci la faccia e ha fatto filtrare informazioni da “Palazzo Chigi”, rispolverando il vecchio copione della magistratura sporca e cattiva che ce l’ha con la destra.A questo punto Giorgia Meloni abbia il coraggio di venire a discutere in Aula e lasci perdere le “veline” passate alle agenzie. Pensavamo di aver già visto abbastanza con Santanchè, ma la destra riserva sempre grandi sorprese, quando si tratta di mancare di rispetto al proprio ruolo e alle istituzioni".

Ma Giorgia Meloni preferisce le veline, anzi le fonti di Palazzo Chigi.