C'è un'intera zona della bergamasca sotto chock: nelle comunità della Val Calepio e del Basso Sebino non si parla d'altro.
Anzi, non si sussura d'altro: luoghi da sempre riservati, con la tipica rusticità delle zone impervie di montagna. Dove tutti conoscono tutti, ed è proprio questo a rendere ancora più insopportabile quanto accaduto.
Un 12enne, vittima di bullismo e di violenze sessuali, che prima nega e poi scoppia in una confessione liberatoria.
Due ragazzini, di poco più grandi, artefici delle violenze, già instradati in due diverse comunità.
Un terzo colpelvole, non imputabile perchè minore di 14 anni.
Non c'è che dire: per le zone coinvolte, un qualcosa che non si riesce da accettare. Per la giovane età dei ragazzi coinvolti, per gli usi e costumi di una tradizione semplice, poco avvezza a finire in prima pagina sui quotidiani, e per fatti efferati.
Una rabbia che monta ed esplode, con quella voglia di giustizia fai da te che degenera in un pestaggio, riservato agli autori del crimine, poco prima del loro arresto.
UN MESE PER CONCLUDERE LE INDAGINI
Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori, Emma Avezzù, ha chiuso le indagini in un mese; la confessione della vittima ha di certo accelerato il processo, considerando anche che - purtroppo - le violenze si reiteravano da mesi, come sostiene anche la Avezzù.
Sotto la lente di ingrandimento, i due colpevoli, definiti ragazzi difficili, bulletti di paese, ma sostanzialmente senza precedenti che potessero indurre a ritenerli così crudeli e pericolosi. Attualmente agli arresti presso due diverse comunità, saranno sentiti dagli inquirenti nei prossimi giorni