Il forum di Davos per ricordarci paradossi e ipocrisie dell'economia attuale
Oxfam, nella definizione riportata da Wikipedia, è un'importante confederazione internazionale specializzata in aiuti umanitari e progetti di sviluppo, composta da 18 organizzazioni che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all'ingiustizia.
Come introduzione all'annuale edizione del Forum economico mondiale di Davos che prende il via martedì 17 gennaio, Oxfam ha pubblicato un rapporto in cui ci ricorda lo stato attuale dell'economia mondiale:
• Dal 2015, l’1% più ricco dell’umanità possiede più ricchezza netta del resto del pianeta.
• Oggi otto persone possiedono tanto quanto la metà più povera dell’umanità.
• Nei prossimi 20 anni 500 persone trasmetteranno ai propri eredi 2.100 miliardi di dollari: è una somma superiore al PIL dell’India, Paese in cui vivono 1,3 miliardi di persone.
• Tra il 1988 e il 2011 i redditi del 10% più povero dell’umanità sono aumentati di meno di 3 dollari all’anno mentre quelli dell’1% più ricco sono aumentati 182 volte tanto.
• Un AD di una delle 100 società dell’indice FTSE guadagna in un anno tanto quanto 10.000 lavoratori delle fabbriche di abbigliamento in Bangladesh.
• Negli Stati Uniti, secondo le nuove ricerche condotte dall’economista Thomas Piketty, negli ultimi 30 anni i redditi del 50% più povero sono cresciuti dello 0%, mentre quelli dell’1% più ricco sono aumentati del 300%.
• In Vietnam la persona più ricca del Paese guadagna in un solo giorno più di quanto la persona più povera guadagna in 10 anni.
In Italia le cose non vanno certo meglio. Nel 2016 la ricchezza dell’1% più ricco degli italiani (nelle mani del 25% di ricchezza nazionale netta) è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero dei nostri connazionali. Per quanto riguarda il reddito tra il 1988 e il 2011, il 10% più ricco della popolazione ha accumulato un incremento di reddito superiore a quello della metà più povera degli italiani.
Che cosa ci dicono questi dati? Una cosa molto semplice nella loro evidenza. La distribuzione del reddito nel mondo non è omogenea e la maggior parte della ricchezza è, sempre di più, concentrata nelle mani di poche persone.
Queste poche persone, in più occasioni, si ritrovano durante l'anno a discutere di economia. Ed è difficile credere che lo facciano per cambiare lo stato attuale delle cose. Ed in questa prospettiva dobbiamo valutare l'annuale appuntamento di Davos.
A discutere dell'argomento scelto per il 2017, La leadership reattiva e responsabile (Responsive and responsible leadership), fino al 20 gennaio si ritroveranno a Davos economisti, politici, intellettuali, oltre ad uomini di chiesa, presidenti di associazioni, personaggi dello spettacolo.
Tra i protagonisti più attesi, vi saranno il presidente cinese Xi Jinping, la premier britannica Theresa May, il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, gli economisti Nouriel Roubini e Joseph Stiglitz.
Alla fine, questo appuntamento sarà una celebrazione dell'accumulo di denaro e della "sopraffazione", giustificata sotto i termini competizione e merito, che tale accumulo necessariamente richiede. Per lavarsi la coscienza e mascherare la realtà, al forum si parlerà di ambiente, pace, migrazione... utili a pubblicizzare le iniziative umanitarie dei multimiliardari che, in tal modo, potranno dimostrare la loro umanità, mentre i responsabili finanziari delle loro aziende stanno studiando metodi sempre più originali per incrementare gli utili pagando meno tasse possibili.
E per sottolineare l'ipocrisia di tale appuntamento da ricordare anche che la località in cui si svolge è una tra le più esclusive al mondo, tanto che mediamente, il soggiorno giornaliero per due persone è superiore alla media di uno stipendio mensile di un qualsiasi lavoratore dipendente... italiano!
Da capire, adesso, se quanto sopra riportato sia da catalogare come pura e semplice rappresentazione del populismo oppure come ennesima occasione per ricordarci che gli insegnamenti della storia sono, sempre e sistematicamente, disattesi, almeno fino alle prossime sollevazioni e alle prossime violenze.