Un tribunale russo ha inflitto a Google una multa, in base al fatturato, per non aver rimosso contenuti considerati illegali da quel Paese.
L'azienda di Mountain View dovrà pagare 7,2 miliardi di rubli (98 milioni di dollari) per non aver rimosso dai risultati delle proprie ricerche contenuti che promuovono droga, suicidi o che sono legati all'opposizione.
Ma non è solo Google ad essere stata multata. Stessa sorte è toccata anche a Meta, la società madre di Facebook, a cui è stata inflitta però una multa di 2 miliardi di rubli (27 milioni di dollari), sempre per gli stessi motivi.
Lo stesso era accaduto ad inizio settimana anche a Twitter, a cui è stata inflitta una multa di 3 milioni di rubli.
Ma non è una novità. La Russia sanziona regolarmente le grandi aziende tecnologiche che operano su Internet, che il presidente Vladimir Putin vorrebbe controllare limitando la fruizione del servizio ai soli contenuti prodotti (e controllati) nel Paese. Un'Internet sovrana, che darebbe in tal modo al governo un maggiore controllo su ciò a cui i cittadini possono accedere.
Secondo molti la Russia utilizza questa campagna di multe con l'intento di reprimere la libertà di parola e il dissenso online.