L'Iran non tornerà al tavolo delle trattative con Washington finché non riceverà garanzie concrete che gli Stati Uniti rinunceranno ad attacchi militari durante i negoziati. È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in un'intervista concessa a CBS News.
"Non credo che i negoziati riprenderanno a breve", ha detto Araghchi. "Per decidere di riprendere l'impegno, dovremo prima assicurarci che l'America non torni a prenderci di mira con un attacco militare in fase di trattativa. E credo che, con tutte queste considerazioni, abbiamo ancora bisogno di più tempo [per prendere una decisione]".
Le dichiarazioni arrivano a seguito di dodici giorni di guerra con Israele, durante i quali Teheran ha dimostrato — a detta del ministro — la propria capacità di difendersi da aggressioni esterne. Un messaggio chiaro: l'Iran non si presenterà più a un tavolo negoziale con la minaccia di attacchi militari pendente sulla testa.
Eppure Araghchi non chiude le porte alla diplomazia, precisando che il dialogo resta teoricamente aperto: "Le porte della diplomazia non si chiuderanno mai".
Nel colloquio, il ministro degli Esteri ha ribadito che l'Iran non rinuncerà al proprio programma nucleare pacifico, sottolineando che gli attacchi non riusciranno a fermare lo sviluppo scientifico e tecnologico del Paese:
"Non si può annientare la tecnologia e la scienza per l'arricchimento con i bombardamenti. Se c'è questa volontà da parte nostra, e la volontà di fare ancora progressi in questo settore, saremo in grado di riparare rapidamente i danni e recuperare il tempo perduto".
Secondo il diplomatico, il programma nucleare iraniano rappresenta oggi "una questione di orgoglio e gloria nazionale", rendendo palese che la rinuncia al nucleare non è in discussione.
Il 25 giugno, il presidente Donald Trump aveva annunciato imminenti colloqui sul nucleare con l'Iran. Tre giorni dopo, la NBC News ha riportato che l'inviato speciale Steve Witkoff avrebbe avviato consultazioni con rappresentanti iraniani per discutere un possibile accordo basato sulla sospensione dell'arricchimento dell'uranio in cambio dell'allentamento delle sanzioni.
Tuttavia, da parte iraniana, la risposta è sempre stata la stessa: nessuna rinuncia al diritto di sviluppare un programma nucleare pacifico, compreso l'arricchimento.
Tra aprile e maggio si erano tenuti cinque cicli di consultazioni tra le due parti. Ma il fragile processo è stato congelato dopo l'offensiva militare israeliana e i successivi attacchi statunitensi contro impianti nucleari iraniani. Una serie di eventi che ha minato ulteriormente la fiducia, già debole, tra Teheran e Washington.