Papa Francesco: l'Europa chiude i porti ai migranti ma li apre alle armi
«Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli nell'Europa che, però, apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini».
Questa è l'ipocrisia della quale ha spesso parlato il Papa e su cui il Pontefice ha anche oggi posto di nuovo l'accento ricevendo nella Sala del Concitoro i delegati della Roaco, Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali, a Roma per i lavori della 92ª Assemblea Plenaria.
Nell'occasione, Francesco ha fatto accenno «al dramma della Siria e alle dense nubi che sembrano riaddensarsi su di essa in alcune aree ancora instabili e dove il rischio di una ancora maggiore crisi umanitaria rimane alto. Quelli che non hanno cibo, quelli che non hanno cure mediche, che non hanno scuola, gli orfani, i feriti e le vedove levano in alto le loro voci».
Non ha dimenticato poi la Terra Santa, auspicando che «il recente annuncio di una seconda fase di studio dei restauri del Santo Sepolcro, che vede fianco a fianco le comunità cristiane dello Statu quo, si accompagni agli sforzi sinceri di tutti gli attori locali ed internazionali perché giunga presto una pacifica convivenza nel rispetto di tutti coloro che abitano quella Terra, segno per tutti della benedizione del Signore».
Così come non ha dimenticato «l'Ucraina, perché possa trovare pace la sua popolazione, le cui ferite provocate dal conflitto ho cercato di lenire con l'iniziativa caritativa alla quale molte realtà ecclesiali hanno contribuito».
Infine ha destato non poca sorpresa l'annuncio del Papa di voler visitare l'Iraq dove ha detto di aver la volontà di andare il prossimo anno, «perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali».