Preti sposati, nel mondo tante anime in gioco. L'America Latina raccoglie molti preti dalla doppia vita. Meglio la trasparenza e il matrimonio dopo le dimissioni
Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati (i preti sposati italiani del sito Informazione Libera fondati nel 2003 da don Serrone) delusi dall'intervento del Presidente dei Preti sposati latino-americani che interviene per richiedere la partecipazione dei preti sposati al Sinodo.
«Desidero anche farle sapere che noi componenti della nostra Federazione latinoamericana di sacerdoti sposati non abbiamo capito il motivo per cui, essendo decine di migliaia di ministri della Chiesa in questa condizione, non siamo stati invitati a partecipare al prossimo Sinodo di ottobre».
Così scrive, da San Carlos, in Cile, il presidente della Federazione Sebastián Cozar Gavira (fonte: adista.it) al card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo che si sta aprendo a Roma. La lettera fa seguito a quella con cui nel maggio scorso la Federazione chiedeva di poter presenziare al sinodo, forte della partecipazione dei preti sposati al processo di preparazione sinodale nel continente latinoamericano. In quella lettera Cozar Gavira si rivolgeva al cardinale con queste parole: «Vi scrivo come Presidente della Federazione Latinoamericana dei Sacerdoti Sposati per comunicarvi che, invitato dal Celam, ho partecipato come tale alla fase continentale del Sinodo, lo scorso marzo a Brasilia. È stata un'esperienza molto positiva, perché ci siamo sentiti ascoltati nelle nostre legittime preoccupazioni di condividere la vita della Chiesa e la missione evangelizzatrice come sacerdoti sposati, e quindi crediamo che ripetere questa esperienza nell'Assemblea sinodale del prossimo ottobre sarà un momento prezioso per apportare la nostra esperienza e dialogare senza scontri e con sincerità».
Alla risposta evidentemente negativa, in data «settembre 2023», Cozar Gavira reagisce lamentando che «non siamo stati invitati a partecipare al prossimo Sinodo di ottobre, né è stata ascoltata la nostra richiesta, manifestata anche in diverse lettere dove si metteva in evidenza che la nostra maggiore preoccupazione è l'evangelizzazione».
Questo il testo integrale della lettera di settembre.
Nel salutarla, desidero anche farle sapere che nella nostra Federazione latinoamericana di sacerdoti sposati non abbiamo capito il motivo per cui, essendo decine di migliaia di ministri della Chiesa in questa condizione, non siamo stati invitati a partecipare al prossimo Sinodo di ottobre, né è stata ascoltata la nostra richiesta, manifestata anche in diverse lettere dove si metteva in evidenza che la nostra maggiore preoccupazione è l'evangelizzazione.
Sapete bene come noi che la norma del celibato è stata spesso non osservata nel corso della storia, e che si è taciuto sull'argomento per non turbare l'immagine dei ministri della Chiesa. Oggi è chiaro che in innumerevoli casi questo occultamento è stato dannoso per la Chiesa. Riteniamo che gran parte dell'episcopato non sia stato sufficientemente lungimirante per affrontare questa realtà come è necessario, né per comprendere che non si voleva cadere nella doppiezza della vita.
Per quanto riguarda le nostre richieste, la costante mancanza di risposte tempestive, o di qualcuno che accolga i nostri giusti desideri, è stata per molti sacerdoti sposati una fonte di delusione e di smarrimento, e per alcuni ha persino influito sulla loro fede.
A volte ci chiediamo perché i nostri Vescovi non riescano a capire o siano distanti dalla realtà su questi temi. Abbiamo bisogno di cambiamenti nelle strutture ecclesiali e di una mentalità diversa.
In conclusione, faccio mio quanto avete detto all'incontro continentale:
«Non dobbiamo avere paura delle tensioni, che possono anche essere salutari. Non dobbiamo escludere nessuno e ascoltare tutti. Anche chi è fuori dai confini della Chiesa, perché a volte la Chiesa è presente dove non pensiamo di trovarla».
Ci fa male proprio non essere ascoltati, e speriamo in un futuro non troppo lontano di essere presi in considerazione per condividere la fraternità.
Per i preti sposati italiani la richiesta proveniente dall'America Latina appare minata dalla non trasparenza di fondo e da molti casi di doppia vita:
«Sembra essere una richiesta per cancellare l'incongruenza di una scelta che ha ingannato i fedeli dei preti che poi si sono sposati».
I Movimenti e le associazioni dei preti sposati dovrebbero avviare al loro interno un'alisi delle intenzioni del proprio impegno. In passato molte associazioni hanno tentato di cancellare i riferimenti al sacerdozio deviando l'impegno dei membri verso un "sacerdozio laico" che tradisce la giusta causa dei preti sposati che da anni in Italia e nel mondo porta avanti il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati che ha sempre avuto una linea di trasparenza senza doppia vita (i membri sono sacerdoti che prima si sono dimessi dagli incarichi pastorali e successivamente dopo aver ottenuto la dispensa hanno reglolarizzato la loro posizione con il matrimonio religioso).