"Una proposta innovativa è poi quella della eventuale presenza, come professori di religione o teologia, di eventuali presbiteri che hanno lasciato il ministero, dei quali già tre in funzione".

Terminata la visita ad limina dei titolari delle diocesi piemontesi che ora attendono con trepidazione le risoluzioni del pontefice.

Delle Relazioni quinquennali inviate per la visita – che ricalcano uno schema prefissato – è stata resa pubblica, e ne va dato merito al vescovo Piero Delbosco, quella della diocesi di Cuneo-Fossano.

Essa, in quasi 120 pagine rappresenta un campione interessante che fotografa una situazione ecclesiale con molti problemi ed è relativa a un territorio che ha impiegato ben 23 anni per unificare le due diocesi e dove al 31 dicembre 2022 gli abitanti erano 155.000, i preti diocesani 127 per 115 parrocchie, 33 religiosi, 10 diaconi permanenti e 3 seminaristi.

Nonostante questi numeri che manifestano una scarsità di clero, la percentuale di coloro che partecipano alla Messa domenicale, «comunque diminuiti», è ancora relativamente alta (12-15%) rispetto ad altre diocesi piemontesi. 

Lo stato del clero è connotato «da una certa stanchezza e negli ultimi anni ci sono stati presbiteri che hanno chiesto un tempo per riflettere sul loro ministero: oltre a un’azione pastorale che non sembra portare frutti copiosi, la dimensione affettiva, la questione del celibato – seppur ritenuto come un valore – si impongono come riflessione da prendere in considerazione. Qualcuno non si ritiene persuaso sull’opportunità di mantenere il celibato come legge per tutti». 

Il Movimento internazionale dei sacerdoti sposati commenta favorevolmente  la relazione della diocesi di Cuneo-Fossano: "l'inserimento nel ministero attivo dei preti  porta valore aggiunto al clero e alla Chiesa. I preti sposati sono una grande risorsa da valorizzare sempre più anche concedendo loro la possibilità di ritornare a celebrare la S. Messa". 


Dati tratti da lospiffero.com
Nella foto il Vescovo di Cuneo Mons. Piero Delbosco