"Di Heriberto Herrera non piaceva la sua formula, il "movimiento", che cinquant’anni dopo sarebbe stata spacciata per novità dal Barcellona di Pep Guardiola e ribattezzata tiki-taka, conquistando numerosi seguaci fra i critici «progressisti». E già che ci siamo vorrei ricordare che con un altro nome, «gioco corto», il tiki-taka fu anticipato anche da Corrado Viciani alla Ternana: come dire – e lo dico – che nel calcio non c’è più niente da inventare, neanche se ti chiami Sacchi. Ma questa è un’altra storia.
L’interrogativo è antico, per qualcuno importante ma per me banale: quanto conta l’allenatore? Conta tanto quanto riesce a ricavare dai giocatori, perché sono loro che vincono. Vabbè, sono anche i responsabili delle sconfitte, ma questo non si può dire, perché i giocatori non si possono licenziare, semmai vendere a fine stagione. A pagare sono sempre i tecnici, e questo spiega perché ce ne siano tanti pronti a saltare sulla panchina degli altri.
Un tempo c’erano mister importanti, autorevoli, mitici. Adesso ce ne sono in giro decine che si accavallano e difficilmente lasciano il segno. E ti ritrovi con Trapattoni, Lippi, Capello e Ancelotti a spasso con la scusa degli anni sabbatici.
Lo dico qui per chiudere subito l’argomento: mi sarebbe piaciuto fare l’allenatore, ma non ho mai provato, anche se ho ricevuto delle proposte.
Il tesserino non mi è servito a niente. Mi è più utile quello di giornalista pubblicista, con cui ho cominciato un’altra carriera, un’altra vita.
Il calcio indubbiamente è cambiato, non è più quello di una volta e, al momento, dobbiamo riconoscere di aver perso qualità in favore della quantità.
Molta più fisicità e molta meno tecnica. Se penso ai grandi che ho incontrato, come Zico, Platini, Cruijff, Maradona, riesce difficile fare paragoni con i campioni del calcio attuale.
E poi ci sono tanti interessi economici che distolgono dal vero obiettivo".
Barone..Maestro..Brazil.
Buon compleanno Franco Causio ❤️
fonte: autobiografia "Vincere è l'unica cosa che conta"