Occhi nella penombra: nuove frontiere tecnologiche grazie all'esplorazione marziana
Houston we have a problem. Una frase famosa, anzi iconica. E la mezz'ora di oscuramento video che ha dato origine ai più grandi miti delle scienze di confine, soprattutto Ufologici. Torniamo alla scienza ortodossa.
Quale è il problema più pressante che attanaglia ogni esplorazione, astronomica e planetaria terrestre? La trasmissione dei dati raccolti e sopratutto la loro visualizzazione in loco, a grandissime distanze. Nella struttura classica delle cam tradizionali ci si riferisce sempre al l'anatomia dei mammiferi, in particolare della specie Homo Sapiens. Ma come è risaputo, la realtà visiva percepita dall'uomo è in qualche modo ultra limitata.
Infrarosso, ultravioletto, variazione termica, spettroscopia, elettromagnetico. C'è da sentirsi inferiori e dubbiosi su tutto se si pensa a quanti elementi il nostro occhio non riesce a vedere. L'esperienza dei nuovi apparati visivi della sonda esplorativa marziana descritti in questo articolo, testimonia dell'evoluzione degli studi ottici applicati finalmente all'interrelazione con le Bioscience zoologiche di altri esseri viventi dalle percezioni visive più accurate ed evolute della specie Homo(dai pesci agli insetti, ben oltre il solco di studiosi come Von Fritsch e Celli).
Forse non rivedremo più (nel vero senso del termine) i canali di Marte di Schiaparelli e affini. O meglio l'interpretazione in questo senso che ne dettero questi studiosi.
Perché, in sintesi riferito ai nuovi sviluppi tecnologici della sonda marziana, in questo caso quelli della visualizzazione e trasmissione dati:negli anni 80 andava di moda il motto letterario e giornalistico "i fatti sono oggettivi, vanno saputi interpretare". I fatti in realtà sono solo oggettivi
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